El ruido de la Historia, alla Galleria Borbonica a Napoli

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Venerdì primo aprile, nella Galleria Borbonica si svolgerà l’evento “El Ruido De La Historia” visita guidata nei meandri della Galleria Borbonica con spettacolo di flamenco di Manuela Iannelli ed Antonio Campaiola con Giada Buono, Genny Calvanese, Antonio Marino

DETTAGLI DELL’EVENTO:
Quando: venerdì 1 aprile
Ora: 21:00 h
Dove: Quick Parking, via Morelli n. 61
Costo: visita + spettacolo € 20,00 (tariffa adulti)
Costo under 14: visita + spettacolo € 10,00 (tariffa ragazzi)
INFO E PRENOTAZIONI: 3478230160
EL RUIDO DE LA HISTORIA (il rumore della storia) di Manuela Iannelli & Antonio Campaiola con Antonio Marino, Giada Buono, Genny Calvanese Il rumore è, per definizione, un suono inopportuno, non desiderato e perlopiù fastidioso. Eppure, per fortuna o purtroppo, è proprio col rumore che spesso le voci più nascoste e ignorate riescono a farsi strada, le stesse voci grazie alle quali gli sviluppi più importanti della storia hanno preso forma. Il flamenco racconta la storia di un popolo che per secoli ha subito limitazioni e persecuzioni, ma è riuscito, nonostante tutto, a conquistare gli animi con il suo “rumore”, caratterizzato dalle inconfondibili parole dei cantaor, dal suono nostalgico della chitarra e il magnetismo dei bailaor. Un “rumore” considerato patrimonio culturale immateriale dell’umanità dall’Unesco. Lo spettacolo si apre con un quadro flamenco, tipico dei tablao andalusi, dove si susseguono “palos” che descrivono il carattere forte, drammatico, sensuale e allegro del flamenco. Un secondo quadro, invece, porta in scena il legame tra l’arte del baile flamenco e la storia della nostra città, di ieri e di oggi. “Quando”: una parola, mille intenzioni, innumerevoli sentimenti, infinite speranze. Le speranze di chi durante la Seconda Guerra Mondiale trovava rifugio in queste gallerie scavate nella roccia; e quelle di tutti noi, che costantemente confidiamo nella fine di questa pandemia che ha messo in ginocchio l’intero pianeta. È un grido di liberazione, per riprendere il contatto con quella realtà che ormai osserviamo soltanto attraverso l’invisibile ma costrittiva bolla dall’isolamento sociale, che ci priva dei reali contatti di cui tutti abbiamo bisogno.

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