Il commendatore Emanuele Notarbartolo, già sindaco di Palermo e direttore generale del Banco di Sicilia, viene ucciso sul treno da due misteriosi sicari mentre rientra a casa da una tenuta di campagna con ventisette coltellate: è il primo febbraio del 1893. L’efferato omicidio, consumato ai danni di una persona così in vista, suscita enorme scalpore non solo in Sicilia ma in tutta Italia, già alle prese con il grosso scandalo della Banca Romana. Per lunghi anni, però, le indagini brancolano nel buio tra depistaggi, “deviazioni e traslochi”, connivenze e atteggiamenti omertosi, che coinvolgono anche le forze dell’ordine e la magistratura. Il primo processo si tiene a Milano nel 1899, a sei anni dal delitto. Ne seguono poi altri due a Bologna e a Firenze. Alla fine, dopo ben undici anni, gli imputati, tra i quali c’è anche un parlamentare del Regno d’Italia, l’onorevole Raffaele Palizzolo, accusato di essere il mandante dell’orrendo crimine, sono tutti assolti per insufficienza di prove, il verdetto tipico dei delitti di mafia. “Assassinio sull’omnibus 3”, il libro scritto dai giornalisti Fernando Riccardi e Ornella Massaro (Arte Stampa Editore 2022), ricostruisce proprio questa intricata vicenda, il primo delitto di mafia dell’Italia unita, che presenta sorprendenti analogie con i giorni nostri.
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