Ristrutturare il reddito di cittadinanza per recuperare soldi e finanziare altre misure di sostegno, questa è in buona sintesi l’intenzione del governo Meloni. Secondo una stima di Susini Group S.t.P., studio di Firenze leader nel settore della consulenza del lavoro, il nuovo governo, accorciando a un anno la durata del sussidio dei lavoratori occupabili, controllando i “veri” beneficiari residenti in Italia e attuando un’azione di politiche attive che prevede la perdita del diritto al sussidio nel caso di rifiuto della prima offerta congrua, potrebbe risparmiare quasi 1 miliardo di euro nel solo anno 2023.
Il reddito di cittadinanza era stato pensato come uno strumento finalizzato a contrastare provvisoriamente la povertà degli aventi diritto che, con l’ausilio delle politiche attive, avrebbero dovuto essere ricollocati nel mondo del lavoro. Invece, che qualcosa sia andato “storto” ce lo dicono i numeri. I dati forniti dall’Inps sono impietosi: nei primi 9 mesi del 2022, ci riferiscono di 1 milione 627.000 nuclei familiari in carico alla misura, pari a oltre 3 milioni e 553.000 persone, con un contributo medio mensile di circa 552 euro. Se si pensa che nell’intero 2021, anno di pandemia, i nuclei percettori di almeno una mensilità di Reddito di Cittadinanza o di Pensione di Cittadinanza sono stati 1.763.257, per un totale di 3.938.977 persone coinvolte e un importo medio mensile di 546,28 euro, si comprende immediatamente che ci sia stato un incremento al ricorso di tale sussidio e che rischia di avere una crescita di oltre il 10% nel 2022 rispetto all’anno precedente.
Se poi si aggiunge che soltanto 920.000 beneficiari del Reddito di cittadinanza sono stati indirizzati ai servizi per il lavoro e poco più di 170.000 sono quelli che hanno trovato un’occupazione, meno del 19% sempre secondo Susini Group S.t.P., si comprende che qualcosa non è andato per il verso giusto.
«Anche tralasciando il fatto che è stato stimato che il Reddito di Cittadinanza abbia portato alla corresponsione di oltre 340 milioni di euro illecitamente percepiti e che ne siano stati recuperati meno della metà – commenta Sandro Susini, fondatore di Susini Group S.t.P. – i numeri hanno fatto ben comprendere che l’intero sistema doveva essere oggetto quanto meno di un’attenta revisione. Il vero diritto del cittadino è quello di avere un lavoro che gli consenta di percepire uno stipendio dignitoso e non un sussidio di poche centinaia di euro che lo costringe a vivere nella povertà».