Oggi sarà presentato all’Università di Salerno, il prototipo che supporterà il lavoro degli Uffici per il Processo nell’ambito del Start-UPP in collaborazione con il Distretto di Corte di Appello di Salerno. Il Progetto “StartUPP – Modelli, Sistemi e Competenze per l’implementazione dell’ufficio per il processo”, è stato anticipato in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario dalla Prof.ssa Paola Adinolfi, Responsabile Scientifico del progetto e Direttore del Master DAOSan presso il Dipartimento di Scienze Aziendali – Management & Innovation Systems (DISA-MIS) dell’Università degli Studi di Salerno. “Una delle collaborazioni più importanti e inedite tra Università e uffici giudiziari”, ha esordito il Presidente della Corte di Appello, Iside Russo.
START-UPP, progetto per il miglioramento dell’Ufficio-Per-il-Processo, vede in prima linea l’Università di Salerno in collaborazione con gli uffici giudiziari e gli ordini forensi del distretto di Corte d’appello di Salerno, in rete con le Università della Puglia e della Calabria e i rispettivi distretti giudiziari e Ordini degli avvocati, per l’implementazione di modelli operativi innovativi negli Uffici giudiziari per lo smaltimento dell’arretrato e per definire approcci macro-organizzativi, micro-organizzativi e gestionali. «Abbiamo constatato come si stia realizzando un profondo processo di rinnovamento degli uffici giudiziari. Su questo si innesta un progetto che vede l’Università di Salerno in prima linea, a collaborare con gli uffici giudiziari del distretto di Corte di Appello – spiega il Coordinatore Scientifico, Prof.ssa Paola Adinolfi – Si tratta di una progettualità che coinvolge 7 università di tre regioni, Campania, Puglia e Calabria, e i relativi distretti giudiziari e gli Ordini professionali degli Avvocati. Tutti questi attori uniti nel perseguire gli obiettivi di aggressione degli arretrati, di miglioramento dell’efficienza e di riduzione della durata dei processi, obiettivi da mantenere a lungo termine, duraturi e stabili». Avvalendosi della collaborazione interdisciplinare di esperti organizzativi, aziendalisti, informatici, giuristi e statistici, e utilizzando il modello di action research TREE sviluppato dall’ateneo di Salerno, si sono integrati e contestualizzati applicativi e ambienti collaborativi pluripremiati progettati da Unisa. «Da qualche mese, come ateneo, abbiamo intrapreso la fase di osservazione per centrare le caratteristiche e il funzionamento degli uffici – spiega Paola Adinolfi – Abbiamo scoperto quel velo che impedisce di vederne le principali criticità che, analizzate attraverso le lenti teoriche, appaiono fisiologiche, comuni a tutte le burocrazie professionali: configurazioni organizzative dove il cuore è rappresentato dai professionisti che hanno un grado di autonomia decentrata incomprimibile. Abbiamo delineato peculiarità organizzative che non sono anomalie, non sono inefficienze, ma caratteristiche che possono essere fronteggiate con interventi di miglioramento organizzativo ad hoc». Avvalendosi delle competenze multidisciplinari dell’ateneo, è stato realizzato un prototipo, ovvero un ambiente di intelligenza artificiale, con un assistente virtuale personalizzato per i magistrati, per i giovani funzionari addetti agli uffici per il processo, per i Presidenti di Sezione. «Il prototipo sarà personalizzato per ciascuna tipologia professionale. Il metodo di lavoro utilizzato è di action research denominato TREE – chiarisce la Prof.ssa Adinolfi. Il prototipo che proponiamo servirà a supportare la mole di lavoro del Magistrato e promuovere l’utilizzo dei sistemi informatici esistenti, al massimo delle loro potenzialità. Possiamo sopperire all’emorragia delle skills professionali rendendo patrimonio dell’organizzazione le competenze. Favoriremo e diffonderemo “una cultura dell’organizzazione”. Questo prototipo racchiuderà tutte le innovazioni. La sperimentazione del modello base partirà subito dopo la presentazione». Sarà un prototipo di intelligenza artificiale che non andrà a sostituire il lavoro del Giudice, ma sarà un supporto, coerente con la normativa europea. Il modello sviluppato servirà anche a rispondere alle criticità di scopertura e sottodimensionamento degli organici del settore giudiziario. «Siamo molto felici, come ateneo, di aderire ad una simile progettualità. Grazie al Ministero della Giustizia, che ha finanziato il Progetto; al Magnifico Rettore Vincenzo Loia, che ha voluto scendere in campo al servizio del sistema giustizia e nominarmi responsabile scientifico; agli uffici giudiziari e gli ordini forensi del distretto Corte d’Appello di Salerno che hanno offerto una grande collaborazione; alla Program Manager, Prof.ssa Gabriella Piscopo, che coordina instancabilmente le attività; ai carissimi colleghi, accademici e amministrativi, che hanno entusiasticamente aderito all’iniziativa; alla meravigliosa squadra di assegnisti e borsisti che ci hanno supportato e ci supporteranno nel percorso di sperimentazione», conclude il Direttore Adinolfi.