Allevamento conservativo: il futuro sostenibile può partire dal sud Italia

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Ridurre l’impatto ambientale degli allevamenti salvaguardando il benessere animale è possibile. La soluzione esiste e si chiama “Allevamento conservativo”. Si tratta di un sistema di produzione animale tradizionale, innovativo e sostenibile che integra aspetti genetici, nutrizionali, economici e che mira alla salvaguardia dell’autoctono, al benessere animale e alla tutela dell’ambiente. L’obiettivo finale è quello di rendere gli animali più robusti e longevi tramite un Dna meno specializzato, per ritornare alla duplice attitudine di produzione di latte e di carne. Gli allevamenti intensivi necessari a sfamare una popolazione sempre più elevata creano stress e patologie negli animali coinvolti. La pratica zootecnica intensiva ha centrato gli obiettivi di produrre cibo a prezzi convenienti ma ha creato anche problemi. L’utilizzo massivo degli animali ha visto crescere in modo proporzionale il fabbisogno fisiologico degli stessi, contribuendo alla ricerca eccessiva di proteine vegetali e nell’uso di antibiotici. Inoltre il suolo è sottoposto a forti pressioni con conseguenze gravi per la sostenibilità dell’ecosistema vittima di desertificazione, inquinamento idrico e atmosferico. “Il consumatore sta cambiando il criterio di scelta dei prodotti da acquistare. Impatto ambientale e benessere animale stanno assumendo una posizione sempre più importante ecco perché è arrivato il momento di offrire valide alternative ai prodotti provenienti da allevamenti intensivi” spiega il professore Vincenzo Peretti delle Federico II che aggiunge: “Nel nostro centro sud Italia esiste ancora un ambiente agrosilvopastorale vero e incontaminato. Una risorsa che può essere sfruttata al meglio al patto di utilizzare una genetica animale non troppo selezionata con buona capacità di pascolamento, massima robustezza e grande adattabilità. Ecco perché l’allevamento conservativo può essere la soluzione giusta per creare una valida alternativa alla zootecnia intensiva”. In Italia e in Europa l’allevamento conservativo è stato frenato dalla politica agraria dell’Unione europea (Pac) che per anni ha erogato sussidi rivolti all’allevamento convenzionale (quindi alla produzione intensiva), trascurando il rapporto con l’ambiente. Buone notizie arrivano dal Green Deal: sono stati rimossi gli incentivi controproducenti per l’ambiente, sostituendoli con altri rivolti a una gestione sostenibile dell’agrosistema che farà da trampolino di lancio per gli allevatori che vogliono cambiare rotta e dirigersi verso la sostenibilità.

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