Vedere il perdurare dell’abbandono impietoso di un monumento pubblico, come quello dedicato all’eroe Questore Giovanni Palatucci a Torre del Greco, è per me una tristezza indicibile. Ma c’è di peggio: attualmente, come appreso personalmente nella giornata di venerdì 6 ottobre 2023, intorno alle ore 17,40, dalla stele manca l’artistico bassorilievo in bronzo massiccio del noto scultore Vincenzo Borriello, in cui spiccava il nobile volto del giovane Palatucci. Al riguardo, non so se la pregiata opera è stata trafugata o altro. Comunque rappresento che il monumento è letteralmente offuscato da arbusti, erbacce e sporcizia, nonché assediato dalla continua sosta di auto, nonostante i divieti. Una condizione insopportabile, una grave offesa alla memoria di uno straordinario poliziotto, ma soprattutto di uomo che è stato un fulgido esempio di altruismo e un autentico servitore dello Stato. Palatucci si è rilevato fermo oppositore della follia umana, di quella atroce pazzia, sorta di allucinante apoteosi del Male, che nella seconda guerra mondiale condusse allo sterminio milioni di uomini, donne, anziani e bambini ebrei. Davanti a tale follia, Palatucci si adoperò con altissimo coraggio salvando dalla morte migliaia di ebrei. Ricordo che Palatucci dal 15 novembre 1937 è a Fiume, presso la cui Questura avrà incarichi rilevanti di Commissario e di Questore reggente, assumendo poi la responsabilità dell’Ufficio stranieri, che lo porterà a contatto con una terribile realtà, colma di rara umanità, come quella allora degli ebrei. Un esempio altissimo della consapevole empatia tra Giovanni Palatucci, l’ultimo Questore di Fiume italiana e gli ebrei è rintracciabile in una commovente lettera indirizzata ai suoi cari genitori nel 1941. Medaglia d’oro al merito civile: “Funzionario di Polizia, reggente la Questura di Fiume, si prodigava in aiuto di migliaia di perseguitati, riuscendo ad impedirne l’arresto e la deportazione. Fedele all’impegno assunto e pur consapevole dei gravissimi rischi personali continuava, malgrado l’occupazione tedesca e le incalzanti incursioni dei partigiani slavi, la propria opera di dirigente, di patriota e di cristiano, fino all’arresto da parte della Gestapo e alla sua deportazione in un campo di sterminio, dove sacrificava la giovane vita”. Un paradigma forte quello di Palatucci, da tramandare alle future generazioni e non solo. Invece, tale nobile testimonianza ancora una volta è stata offesa: nel parco a lui dedicato, poiché oltre all’evidente abbandono e incuria, non c’è più l’effigie di Palatucci. Auspico che le competenti autorità a vario titolo possano intervenire con tempestività e ridare lustro e decoro alla memoria del questore. Antonio Borriello