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Individuato il motoscafo che ha travolto Cristina in kayak

C’è una svolta nell’incidente occorso a Cristina Frazzica domenica scorsa nel Golfo di Napoli, mentre era impegnata in una navigazione in kayak con un amico: è stata individuata e sequestrata la barca, un cabinato di 18 metri, che si presume abbia travolto la ricercatrice trentunenne. In aiuto alle indagini coordinate dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone sono arrivati i filmati della videosorveglianza della vicina Villa Rosebery, che avrebbero permesso appunto l’individuazione: ora il conducente rischia un’accusa di omicidio colposo e omissione di soccorso, ovvero i due capi presenti nel fascicolo di indagine.

Come riporta il Corriere della Sera, Cristina era sul kayak con Vincenzo Carmine Leone, 33enne di professione avvocato penalista. I due si erano conosciuti un paio di settimane fa, attraverso amicizie comuni, scoprendo l’un dell’altra la passione per il mare: così avevano programmato per il 9 giugno 2024 una gita in kayak per ammirare la zona di Posillipo e il resto di Napoli dal mare, dopo aver consumato un pranzo insieme ad amici.

Cristina si trovava davanti e Vincenzo dietro. Non c’erano altre imbarcazioni: domenica in zona, sebbene facesse caldo, il cielo era coperto e poco invitante. “Eravamo sul kayak, lei seduta davanti, io dietro. Girandosi, si è accorta dell’arrivo dello yacht. Ha avuto solo il tempo di urlare. Io mi sono lanciato in acqua in maniera istintiva. Credo che l’imbarcazione mi sia passata sopra”, ha raccontato Vincenzo. Ulteriori informazioni però potrebbero giungere dall’autopsia.

Cristina sarebbe morta sul corpo, Vincenzo l’ha vista a faccia in giù nell’acqua, mentre una chiazza di sangue si allargava sotto di lei. Sotto choc, il giovane professionista è riuscito ad attirare l’attenzione di un’altra barca che l’ha soccorso. In pochi minuti è stato recuperato anche il corpo di Cristina, dopo l’allerta alla capitaneria di porto. Pare che chi guidava il motoscafo non si sarebbe accorto dell’accaduto: “La barca aveva le murate altissime, non riuscivo a vedere chi fosse alla guida. Potrebbe anche non averci visto”.

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