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Turismo, dal nuovo corso di laurea in Hospitality management della Federico II le professioni del futuro

Il turismo incide per circa il 15% sul Pil, vanta un trend di forte sviluppo e offre ottime prospettive di occupazione per nuove o tradizionali figure professionali. E proprio per valorizzare queste opportunità è nato il Corso di Laurea in Hospitality management dell’Università Federico II di Napoli, volto alla formazione di professionisti di qualità dell’accoglienza nell’industria turistica, e per il quale è possibile presentare domanda di iscrizione fino a martedì 9 luglio.

Il corso, con lezioni che si svolgono a Napoli nel complesso di Monte Sant’Angelo, sede del Dipartimento di Economia, management e istituzioni, attribuisce una laurea triennale utile per entrare direttamente in azienda, proseguire gli studi con un master o per conseguire successivamente la laurea magistrale. Il percorso formativo è a numero chiuso, aperto a 60 studenti comunitari più 5 extracomunitari con domande di iscrizione da inviare entro il 9 luglio (info su www.hospitalitymanagement.unina.it) e selezioni che avverranno dal 15 al 17 luglio, per il 50% in base al voto di maturità e per il 50% in base a un colloquio motivazionale. Le figure professionali che saranno formate sono numerose, con prospettive di placement nel turismo, nel destination management o nel food and beverage, in ruoli ad esempio da responsabile di dipartimento in Sales Marketing, Revenue Management, controllo di gestione o account nel corporate finance.

Valentina Della corte, ordinario di Economia e gestione delle imprese all’Università Federico II di Napoli e coordinatrice del Corso di laurea in Hospitality management spiega: “E’ importante dedicare attenzione alla formazione di risorse professionali di qualità in un settore trasversale e trainante per la nostra economia come il turismo. L’idea di questo Corso è nata nel 2019, quando con l’allora Rettore, oggi sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi immaginammo la costruzione di un percorso innovativo e professionalizzante, diverso dalla didattica tradizionale, con un terzo della formazione in azienda e due terzi delle lezioni in lingua inglese, proprio per rispondere alle esigenze del mercato e delle imprese con le quali lo abbiamo progettato, prendendo come benchmarking le migliori realtà ed esperienze nazionali e internazionali”.

L’approccio è interdisciplinare e promuove anche il legame tra ospitalità, identità territoriale e valorizzazione del territorio con contenuti tipici del made in Italy oggi richiesto nel mondo: previsti ad esempio esami di Agroalimentare, Gastronomia nell’offerta turistica locale e Valorizzazione dei beni culturali.

“Tutto questo – aggiunge Valentina Della Corte – ha portato grandi gruppi internazionali a rivolgersi a noi, perché abbiamo contenuti perfettamente rispondenti alla realtà che viviamo e competitivi rispetto agli atenei stranieri. I nostri studenti sono molto preparati, tanto da avere proposte di lavoro ed essere ‘prenotati’ dalle aziende già nel secondo anno di studi e prima della laurea. Abbiamo un placement molto alto, siamo attenti a tutte le tendenze del mercato, e siamo stati il primo corso di laurea in Italia a inserire nel proprio piano di studi le soft skills, vale a dire quelle competenze che aiutano nel processo di team building, autostima e leadership. Abbiamo accordi con aziende di livello nazionale e internazionale, con manager e imprenditori che affiancano i docenti per trasmettere elementi utili operativi. E poi sosteniamo l’internazionalizzazione: sin dal primo anno c’è un corso gratuito con docenti madrelingua che prepara gli studenti per gruppi omogenei. Alla fine del triennio tutti parlano fluentemente l’inglese. Abbiamo creato con la University of South Florida un Master in Hospitality and destination management che, una volta conseguita la laurea triennale, può essere seguito anche mentre si lavora, in maniera da rispondere alle esigenze dei ragazzi di oggi”.

Valentina della Corte è anche coordinatrice del gruppo scientifico per la rilevazione sistematica dei dati sul turismo per il Comune di Napoli, che nei giorni scorsi ha presentato un rapporto sull’andamento del settore.  “Napoli sta vivendo un nuovo Rinascimento – spiega la docente universitaria – e c’è una riscoperta della città. I flussi turistici hanno superato i dati pre-covid del 2019, con tassi di incremento notevoli nell’ultimo anno. Ci sono segmenti che si affacciano per la prima volta in città, come ad esempio i millennials, e altri come gli amanti del lusso e ad alta capacità di spesa o, più in generale, tutti coloro che non scelgono più Napoli solo come transito per le Isole, la Costiera o Pompei, che hanno portato la permanenza media in città da una a tre notti. C’è poi una forte destagionalizzazione delle presenze, senza più legarsi a specifici mesi come accadeva per il Maggio dei monumenti o per Dicembre a Natale. Napoli è già quasi piena, ad esempio, per i congressi in programma a novembre. Rispetto alle altre città d’arte, Napoli mantiene un alto livello distintivo di genuinità e autenticità, e ha ancora prospettive di crescita senza rischi di overtourism. La turistificazione riguarda infatti solo alcuni quartieri, e in questo senso stiamo promuovendo l’allargamento del perimetro patrimonio Unesco proprio per decongestionare i flussi in varie aree. Il Comune di Napoli sta investendo molto sul turismo, e negli ultimi anni ha realizzato una programmazione intelligente che sta dando i suoi frutti non solo nell’ottica di filiera economica ma anche in quella di creazione di figure professionali di alta qualità”.

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