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Da una ricerca arriva una speranza per il Vesuvio “Possibile prevedere le eruzioni”

Monitorando la deformazione del suolo dei vulcani è possibile prevedere le eruzioni in anticipo. Lo ha verificato sul vulcano Stromboli il team di ricercatori coordinati da Maurizio Ripepe, ricercatore dell’Università di Firenze, che ha sviluppato un sistema di allerta automatico in tempo reale. I risultati dell’indagine sono pubblicati sull’ultimo numero della rivista ‘Nature communications’. Vi hanno collaborato i ricercatori del Dipartimento della Protezione civile, delle Universita’ di Palermo, di Pisa e di Torino, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) di Napoli e dell’Università di Tohoku in Giappone.

Nel mondo ci sono 1.500 vulcani attivi e solo il 10% viene monitorato regolarmente. Quando un vulcano esplode, in molti casi lo veniamo quindi a sapere solo dopo un po’ di tempo, anche giorni. Ciò può essere un problema per il traffico aereo. Le particelle di cenere proiettate nell’atmosfera, infatti, possono finire nei motori degli aviogetti in volo e provocarne il blocco. La vita delle persone, inoltre, può essere messa in pericolo da tsunami innescati da porzioni di un vulcano che crollano in mare in seguito all’esplosione.

“Le eruzioni vulcaniche esplosive sono fenomeni violenti e improvvisi. La dinamica è talmente rapida da sfuggire al controllo della maggior parte delle reti di monitoraggio – continua Ripepe, responsabile del Laboratorio di geofisica sperimentale Unifi -. Tali eruzioni rappresentano un grave pericolo, soprattutto quando le aree circostanti al vulcano sono densamente abitate oppure costituiscono un’attrazione turistica. Come succede a Stromboli, dove migliaia di visitatori sono richiamati dalle deboli ma spettacolari esplosioni che si verificano ogni giorno”. Questa moderata attività esplosiva, prosegue il ricercatore, “può essere interrotta da eventi come quelli che hanno devastato l’isola a luglio e ad agosto 2019, generando colonne eruttive di diversi chilometri di altezza”.

L’obiettivo finale è quello di creare una rete mondiale di stazioni di ascolto per lanciare l’allarme.

 

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