Parte dal Sud, dalla città di Matera, capitale italiana della cultura del 2019, una proposta di riforma sanitaria della medicina territoriale e dei distretti delle Asl e dell’assistenza di prossimità già inserita negli obiettivi prioritari del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza). Dal 21 al 23 ottobre nel capoluogo lucano confluiranno rappresentanti della Sanità di Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria allargando il raggio anche ad alcune regioni del centro nord invitate (come Emilia Romagna e Lazio) configurando un laboratorio per una nuova sanità distrettuale che fa del Mezzogiorno il protagonista di un percorso di rinnovamento che gira a recuperare il divario tra nord e sud partendo dall’impatti atteso del del Pnrr sull’evoluzione del sistema sanitario italiano. Sabato 23 ottobre al termine dei lavori è prevista la consegna del documento definitivo già battezzato la “Carta di Matera per una nuova sanità distrettuale” al Ministro della Salute Roberto Speranza e ai discenti con la lettura della relazione conclusiva da parte di Antonella Guida, direttore del distretto sanitario di Caserta e responsabile del Settore Sanità del Centro studi Regione Mezzogiorno, Regione Mediterranea Eumed, sodalizio culturale che insieme all’Associazione italiana cure domiciliari promuove l’appuntamento materano. Nei gruppi di lavoro e nelle tavole rotonde interverranno medici, direttori generali, amministratori pubblici, presidenti degli Ordini dei medici, operatori della medicina territoriale e dei distretti Asl, docenti universitari, rappresentanti delle professioni sanitarie non mediche, esperti di management, esponenti del terzo settore di tutte le regioni coinvolte per rifinire un documento già discusso ed elaborato, illustrato nei mesi scorsi alla Commissione Bilancio della Camera e che mira a valorizzare quanto già contenuto nella bozza del piano di riparto alle Regioni dei Fondi del Recovery Fund. “Ad oltre 20 anni di distanza dalla riforma 229 del 1999 – spiega Antonella Guida – sono ormai ben evidenti gli aspetti positivi e negativi di quella legge che ha innovato il nostro Servizio sanitario nazionale ed è il momento di tracciare un punto sulla sanità distrettuale rispetto a ciò che deve essere modificato, se non eliminato, e ciò che invece va affrontato senza preconcetti e in forma laica. A tale compito ne ne aggiunge un altro, ancora più impegnativo e di grande responsabilità, quello di contestualizzare tutti gli aspetti appena accennati nell’ambito della sanità del Mezzogiorno che deve recuperare particolari ritardi rispetto alle regioni del centro e del Nord Italia. Ciò – conclude Guida – non deve porci in una condizione di sudditanza psicologica ma spronarci a identificare i nodi da sciogliere per assicurare salute ai nostri concittadini si per quanto attiene all’organizzazione, che per la disponibilità di risorse economiche, e tecnologiche e sia per l’arruolamento del personale. Ci occuperemo di definire le funzioni del nuovo distretto sanitario che ha la responsabilità legale nell’assicurare i servizi per la Salute dei cittadini italiani e del Mezzogiorno, laddove oggi il distretto è la “Cenerentola” dalla sanità ospedaliera”. Fari puntati dunque sulla struttura organizzativa del distretto, la medicina generale e la specialistica ambulatoriale, la cure domiciliari, il potenziamento delle attività ambulatoriali e i poli specialistici, l’integrazione con il privato accreditato, la telemedicina e la sburocratizzzione per un malato sempre più al centro del progetto che sia curato preferibilmente a casa propria con un ventaglio di possibilità di assistenza alternative all’ospedale. Spazio dunque anche ai temi della prevenzione, degli screening, dei controlli di salute, degli stili di vita e degli interventi sulle patologie croniche con i team di cure domiciliari da potenziare, l’integrazione ospedale territorio, il distretto e le dimissioni protette, le cure domiciliari pediatriche.