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Mare vietato a Napoli, da Pietrarsa a Posillipo

In un fine settimana che si preannuncia tra i più caldi dell’estate, il mare di Napoli sarà in gran parte impraticabile. Questa volta, però, non si fa riferimento ai dispositivi di accesso a numero chiuso e su prenotazione ad alcune spiagge libere o ai cancelli ed agli impedimenti che condomini e circoli frappongono sulla strada di chi voglia raggiungere la battigia o la scogliera. Il problema è l’inquinamento che è stato riscontrato dall’Arpac in occasione delle analisi sui campioni di mare prelevati, nell’ambito dei controlli di routine ai fini della balneabilità, il 20 agosto. Circostanza che ha indotto il sindaco Gaetano Manfredi a varare un divieto temporaneo di balneazione nelle aree di Donn’Anna, lungomare Caracciolo, Pietrarsa e via Partenope.

Enterococchi intestinali ed escherichia coli, batteri che rivelano la presenza di acque provenienti dalle fogne, hanno superato in alcuni tratti di costa le concentrazioni oltre le quali i sindaci sono tenuti a firmare le ordinanze di divieto temporaneo di balneazione. Ecco i dati, considerando che per escherichia coli, ai fini della balneabilità, la soglia da non superare è 500 unità in 100 millilitri d’acqua e per gli enterococchi intestinali è 200 unità in 100 millilitri d’acqua. Via Partenope (da Piazza Vittoria a Castel dell’Ovo):1184 unità di escherichia coli; Pietrarsa: 1013 unità di escherichia coli; lungomare Caracciolo: 591 unità di enterococchi intestinali; Donn’Anna (c’è la spiaggia libera del Comune e ci sono due lidi in concessione): 659 unità di escherichia coli. Non sono stati rilevati problemi lungo il resto della costa di Posillipo, fino al capo, a Nisida ed a Trentaremi.

L’ordinanza di divieto temporaneo di balneazione per i tratti in questione resterà in vigore fino a quando i nuovi campionamenti dell’Arpac non attesteranno che l’inquinamento è rientrato. C’è da dire, peraltro, che ieri e oggi gli specchi di mare davanti Pietrarsa, via Partenope, via Caracciolo e Palazzo Donn’Anna, in attesa del divieto, erano affollati di bagnanti e che magari, quando l’ordinanza sarà emessa, l’inquinamento temporaneo potrebbe essere stato già disperso dal gioco delle correnti. Tutto lascia presumere infatti che, proprio come accaduto anche tra Ercolano e Torre Annunziata, dove i prelievi dell’Arpac del 19 agosto hanno evidenziato il superamento delle concentrazioni limite di enterococchi intestinali ed escherichia coli in diversi punti della costa, l’inquinamento a Napoli riscontrato il 20 agosto sia stato determinato dall’attivazione degli sfioratoi di troppo pieno in concomitanza degli acquazzoni di inizio settimana.

Poiché acque meteoriche e di fogna scorrono nelle stesse tubature, se piove molto si attivano alcuni scarichi a mare, finalizzati ad impedire che la pressione eccessiva del liquido danneggi l’infrastruttura, e tra le onde finiscono pioggia e fogna. Durante i temporali, poi, alvei e canali, spesso recapito di scarichi non depurati, aumentano la portata ed immettono a mare acqua inquinata. Sullo sfondo c’è dunque il tema della necessità di investire risorse per separare la rete delle acque di fogna da quella delle acque di pioggia e per bonificare e risanare alvei, canali e corsi di acqua dolce.

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