È stato sottoscritto, nella sede della Città Metropolitana, il contratto con cui l’Ente di piazza Matteotti affida alla ditta aggiudicataria dell’appalto i lavori di restauro e riqualificazione ambientale della Riserva Naturale Statale “Cratere degli Astroni” per un importo di circa un milione e 700mila euro. Il progetto riguarda, nello specifico, la strada principale di percorrenza interna al cratere che dall’ingresso conduce al fondo con l’obiettivo del ripristino della sua funzionalità legata alle attività di sorveglianza, gestione e manutenzione della Riserva. Dopo le frane che hanno colpito, negli ultimi anni, diverse ‘pareti’ del Cratere, grazie ai lavori affidati quest’oggi dalla Città Metropolitana si offrirà ai visitatori una fruizione più piena e sicura dell’area, con l’auspicio di aumentare anche il numero di presenze, che nell’era pre-Covid era di 20mila all’anno. Gli interventi previsti riguardano, infatti, il consolidamento del versante interno del Cratere e il ripristino della configurazione storica della sede stradale, oltre alla realizzazione di opere di mitigazione del rischio, laddove attualmente ancora insistono condizioni di pericolosità connesse alla presenza di dissesti sia lungo la strada che lungo le aree di versante. In particolare, sono previsti la riconfigurazione architettonica-storica dello stradello e delle relative opere d’arte, del piazzale e del passeggiatoio; il ripristino della gaveta (canaletti di deflusso delle acque), degli inghiottitoi e dei ponticelli; il recupero delle murature esistenti e la realizzazione di nuove; interventi di ingegneria naturalistica, di consolidamento dei banchi di tufo e di abbattimento di alberi a rischio di schianto sulla sede stradale. Le opere di messa in sicurezza e consolidamento dei versanti in frana, che includono quelle di ingegneria naturalistica, sono finalizzate a mitigare i collassi di terreno e gli smottamenti. Il tempo previsto per l’ultimazione delle attività è fissato in 18 mesi. I lavori così affidati si connotano per una triplice valenza ambientale. In primo luogo, saranno effettuati senza utilizzare cemento, anzi, il cemento e l’asfalto presenti saranno rimossi a favore di una ‘rinaturalizzazione’ del sito; in secondo, avranno una ‘neutral carbon footprint’ ovvero un’impronta ecologica con un saldo di Co2 che tende a zero, con l’utilizzo di attrezzature a ridotta emissione di inquinanti atmosferici e acustici; in terzo luogo, rispetteranno i preziosi habitat di fauna e flora che caratterizzano l’area – per questo riconosciuta come Sito di Importanza Comunitaria (SIC) – realizzandosi in armonia con i periodi di riproduzione delle specie protette e con quelli di riposo vegetativo. Il Cratere degli Astroni è, infatti, un antico vulcano all’interno del quale, nel tempo, si è sviluppata una fitta copertura vegetazionale con specie di pregio e alberi secolari (boschi misti di latifoglie decidue, quali querce, pioppi, lecci, olmi, castagni e carpini, e poi macchia mediterranea, vegetazione ripariale sulle sponde dei laghi vulcanici e sull’isolotto al centro del Lago Grande) che ha costituito il luogo ideale per diverse specie animali protette, in particolare circa 130 varietà di uccelli, anfibi, volpi, donnole, ricci, talpe, ghiri, libellule e farfalle.
La Riserva
La Riserva, che si estende per una superficie di circa 247 ettari e comprende l’intero edificio vulcanico, è situata al limite occidentale della città di Napoli, anche se la gran parte dell’area ricade nel territorio comunale di Pozzuoli. L’area è di proprietà della Regione Campania ed è Oasi del WWF. La Città Metropolitana è soggetto attuatore dell’intervento di recupero. Il Cratere degli Astroni era famoso sin dall’antichità per la presenza delle sorgenti di acque sulfuree curative. Fu però la tradizione popolare tra il XIII e il XV sec. a mantenere vivo l’interesse per le acque termo-minerali. Antichi documenti riportano, infatti, del loro utilizzo come bagni termali, in cui nel 1217 si recò Federico II per curarsi da una malattia. La seconda metà del XV secolo vede la trasformazione del Cratere degli Astroni in riserva di caccia Reale, per opera di Alfonso I d’Aragona, il quale popolò l’area di specie animali di interesse venatorio come cinghiali, cervi, caprioli e uccelli. Nel 1721 il Cratere sospese il suo ruolo di riserva di caccia e fu donata ai Gesuiti, che lo tennero fino al 1739, quando fu ceduta a Carlo III di Borbone che lo riconvertì in riserva di caccia e la ripopolò nuovamente di selvaggina. Al periodo borbonico si devono le opere di ingegneria naturalistica che hanno consentito una corretta regimazione delle acque e che con l’intervento in questione la Città Metropolitana intende ripristinare e integrare.
Seguici anche su Twitter, Facebook, Instagrame Youtube!
0 reaction