“L’Italia è ancora la seconda manifattura d’Europa, ma si trova oggi ad affrontare un delicato periodo di transizioni fondamentali come quella digitale e quella ecologica. E’ necessario quindi che il mondo della formazione scolastica e universitaria si adegui con la stessa velocità richiesta alle imprese, altrimenti il nostro sistema industriale finirà con il perdere competitività rispetto ai nostri principali competitors europei”. Lo ha affermato oggi Pasquale Lampugnale, Vice Presidente nazionale di PI Confindustria, nel suo intervento al convegno nazionale “Le politiche attive del lavoro e il ruolo dei servizi per l’impiego” promosso dall’Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche) alla Rocca dei Rettori di Benevento e al quale hanno partecipato fra gli altri il presidente Inapp Sebastiano Fadda e il direttore generale Svimez Luca Bianchi.
“La qualità dei percorsi di formazione professionale – spiega Lampugnale – è la strada maestra per ridurre il tasso di disoccupazione e aumentare la competitività delle nostre aziende. Il modello ITS – Istituti Tecnici Superiori risponde a questa necessità, e per questo è molto apprezzato dalle aziende. Ma sono ancora pochi i giovani che vi si diplomano per rispondere al fabbisogno dell’industria italiana. Rispetto agli almeno 52mila diplomati ITS necessari, ogni anno se ne registrano poco più di 6mila, con un mismatch che rischia di crescere ulteriormente in futuro. A tal fine, Confindustria Campania ha avviato interlocuzioni con le organizzazioni regionali che operano su questi temi e sono volte alla creazione di maggiori sinergie tra tessuto industriale campano, Università e ITS, in maniera da porre un freno all’emorragia dei nostri giovani costretti a cercare lavoro in altre regioni o all’estero. C’è ancora molto da fare – conclude il presidente regionale di PI Confindustria Campania – in termini di potenziamento delle politiche attive e del sistema del collocamento, pubblico e privato, elemento sempre più necessario per favorire l’inserimento lavorativo e fronteggiare rapidamente i crescenti fenomeni di skill shortage”.