Vincenzo Schiavo (Confesercenti): "Nessuno resti indietro" e lo Stato "riduca la pressione fiscale"

Gianluca Agata
21/07/2021 @ 14:22

In fondo al tunnel non si vede ancora la luce. Il disastro economico provocato dalla pandemia è sempre presente nella vita quotidiana di imprenditori, esercenti, cittadini comuni. L’obiettivo è uscirne prima possibile, tutti insieme, cercando di fare fronte comune al dramma vissuto in questi anni. Enzo Schiavo è il presidente di Confesercenti Napoli, un territorio che interessa 92 comuni, 320mila imprese, 500mila occupati. Una fotografia privilegiata di quello che sta significando la pandemia nei nostri territori. Le imprese a rischio chiusura nel 2021 in Campania sono oltre 7mila: secondo il dossier di Confesercenti sono 5102 quelle a rischio nei pubblici esercizi e 2190 nei settore commercio-moda. Tra marzo 2020 e marzo 2021 sono stati 119 i giorni di chiusura- a causa della pandemia- delle imprese in Campania, peggio solo 8 regioni in Italia (provincia di Bolzano 154, Abruzzo 146, Toscana 143, Umbria 139, Valle d’Aosta 128, Lombardia e Puglia 123)
I ristori assicurati dal Governo sono stati in media di 3mila euro alle aziende: in media 2773 dal Dl rilancio, 3792 da Dl Ristori, 2475 dal Dl Agosto (centri storici).

La prima priorità?
“In questo momento è necessario rilanciare l’economia del Paese e fare in modo che le imprese possano tornare ad avere domanda. Alle spalle abbiamo un dramma enorme rappresentato dalla pandemia. Dobbiamo avere tutti buonsenso, la cultura della salvaguardia. Avere la mascherina nei luoghi affollati e magari toglierla se lontano da assembramenti”.


Cosa chiede Confesercenti al Governo?
“Innanzitutto di abbassare le tasse. Ci sono imprese che non lavorano da un anno e mezzo, migliaia di lavoratori coinvolti, molti dei quali che hanno vissuto con la cassa integrazione. Siamo tutti più poveri e bisogna convincere il governo a far sì che le imprese non paghino più il 60% di tasse oppure il 110% del costo di un impiegato. È necessario rendere l’economia elastica, meno pressione fiscale ed i soldi incassati vanno reinvestiti nel personale, nel lavoro”
Il che in Campania vuol dire anche togliere manovalanza alla malavita
“La nostra regione, purtroppo è ad alta infiltrazione malavitosa. Questi signori hanno grande capacità e disponibilità economica. Il lavoro onesto può diventare anche un modo per combattere la criminalità”


Quali le iniziative messe in piedi da Confesercenti durante la pandemia?
“L’idea cardine è che nessuno deve essere lasciato indietro, dall’impresa strutturata al piccolo artigiano. Abbiamo messo in campo un call center con oltre 40 professionisti tra avvocati, consulenti, medici. Abbiamo risposto quando nessuno rispondeva, abbiamo interpretato quando nessuno interpretava. Diecimila pagine tra leggi, decreti e osservanze regionali tradotte e rese light per comprendere cosa stava succedendo e cosa stava cambiando. Un fido, un fitto, un mutuo. Chiunque può venire da noi e chiedere una consulenza, un avviamento. Abbiamo spedito migliaia di whatsapp e lettere agli enti per chiedere interpretazioni, semplificare le regole e le osservanze che stavano cambiando l’economia del territorio”.


E lo sportello Sos impresa?
“È la nostra prima linea contro il racket e l’usura. Grazie a Confesercenti abbiamo accompagnato migliaia di imprese in banca per rimodulare finanziamenti ed ottenere nuovamente mutui”.
Campania spesso fanalino di coda. In cosa è stata leader?
“Nella solidarietà. Prima regione a costituire il paniere solidale. Chi poteva dare ha dato. Noi abbiamo raccolto e redistribuito. Nonostante le difficoltà si è redistribuito perché nessuno doveva rimanere solo”.

Vincenzo schiavo Confesercenti
La luce è lontana?
“Si. Sul territorio ci sono centinaia di migliaia di imprese in sofferenza con le banche e lo scenario non è destinato a migliorare a breve termine. La pandemia 2020-21 ha sottratto alle casse delle imprese in Campania 56 miliardi di euro che non saranno più recuperati, nello specifico 50 miliardi sono stati bruciati in un anno (dai 93 del 2019 si è passati ai 43 del 2020)”
Ma la pandemia ha cambiato anche molte delle nostre abitudini. Il commercio online ha avuto numeri da capogiro
“È cresciuto del 500%”


Come aiutare i piccoli commercianti ed artigiani?
“Le tecnologie avanzate vanno gestite come piattaforma comune in modo che tutti gli artigiani possano restare al loro posto, nei centri commerciali naturali con l’aiuto delle amministrazioni. Il Comune deve offrire agli imprenditori dei benefit sull’online per permettere di rimanere nella via e nella piazza e far si che in quella bottega possa arrivare tanto la signora dalla piazza attigua che l’ordine dalla Cina o dall’India”

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