Grande attesa per il debutto a Napoli di “Napoletano? E famme ‘na pizza!” l’ultimo lavoro di Vincenzo Salemme, in scena al teatro Diana di Napoli a partire da mercoledì 23 febbraio.
Salemme ci racconti la genesi di questa commedia?
“La denominazione deriva dal titolo di un libro che ho scritto per illustrare ai lettori le abitudini, i luoghi comuni, i vizi ed i difetti dei napoletani, che trae a sua volta spunto da una frase che nella celebre commedia “E fuori nevica”, mi dice in scena mio fratello, personaggio esilarante, un po’ picchiatello di nome Cico alias Nando Paone. Il gioco è semplice: dal napoletano ci si aspetta sempre pizza, mandolino, melodie, divertimento, imbrogli, indisciplina. Questo slogan “Napoletano? E famme ‘na pizza!” funge da filo conduttore tra due commedie differenti quali “Con tutto il cuore” e “Una festa esagerata”. In particolare, per il mio ritorno in scena dopo un anno e mezzo di Pandemia, ho voluto ricominciare da dove mi ero fermato. Mi sono bloccato per il lockdown il 4 marzo 2020, mentre dovevo rappresentare “Con tutto il cuore” al Teatro Diana di Napoli ed ero reduce da un grande riscontro di pubblico e di critica ottenuto con “Una festa esagerata”. Ho voluto assemblato le parti migliori delle due commedie ed il mio libro “Napoletano? E famme ‘na pizza” ed è venuta fuori una piece teatrale originale e molto divertente, ambientata in un terrazzo sul quale comunicano due appartamenti che mi sta regalando tanta soddisfazione”
Lei è reduce da un tour teatrale di successo nei teatri più prestigiosi del nord Italia; come spiega questo fenomeno?
“La prima volta che andai a recitare al Teatro Manzoni di Milano fu nel 1980, nella compagnia di Eduardo De Filippo; ricordo che il Maestro, prima di iniziare la tournee al nord, ci esortava sempre ad italianizzare il dialetto napoletano in modo che fosse il più comprensibile possibile ed anche a scandire bene tutte le parole perché noi napoletani abbiamo il vizio di mangiarci le ultime sillabe”
Quale altro insegnamento le ha trasmesso Eduardo?
“Quello di tentare di essere puntualmente semplice sul palcoscenico, di non stancare mai il pubblico; ogni spettatore ha un suo ritmo, e l’abilità dell’attore e del regista consiste anche nel carpire lo stato umorale del pubblico, che si evince anche da un semplice gesto quale un colpo di tosse o uno sbadiglio. Personalmente, dopo ogni debutto, cambio continuamente la commedia fino a quando non viene fuori uno spettacolo vincente per il pubblico”
Il suo unico interlocutore?
“Il pubblico, non a caso alla fine di ogni spettacolo, mi rivolgo puntualmente agli spettatori recitando la frase: “Noi senza di voi non esistiamo!”
Com’è stato il ritorno sul palcoscenico dopo il periodo di buio?
“Ero emozionatissimo e timoroso; dopo un anno e mezzo di Pandemia, vivevo l’angoscia di sparire, di essere dimenticato, ma poi gli applausi ed il calore del pubblico mi hanno rimesso al mondo”
Che cosa è il teatro?
“E’ una categoria dell’anima che si chiama immaginazione ed è un luogo dove una parola appena pronunciata muore”
E la comicità?
“E’ un talento naturale che mi insegue fin da bambino”
Il suo mito della comicità?
“Il duo Stanlio e Ollio; ogni volta che li guardo sullo schermo, avverto grandi emozioni, rido, piango, mi commuovo”
Gli elementi per conquistare il successo?
“Talento naturale, coraggio, tenacia, volontà ma anche un pizzico di fortuna”
Salemme quali sono i suoi pregi?
“La sincerità, cerco di non apparire per quello che non sono ed anche la simpatia che è una dote naturale che esterno anche inconsapevolmente fin dalla mia tenera età”
Ed i suoi difetti?
“Ne ho tanti ma in particolare sono una persona che sopporta molto ed in silenzio le cose che non mi vanno, accumulando tanta rabbia dentro di me; all’improvviso sono preso da scatti d’ira nei momenti meno opportuni”
Salemme lei è un napoletano doc?
“Per la verità sono cittadino di Bacoli, un ridente paesino marino, situato a pochi chilometri da Napoli; mi sento pienamente napoletano, amando il mare come me stesso, la buona cucina ed anche l’arte sartoriale dei nostri artigiani, i migliori al mondo; al contrario sono molto meticoloso e preciso come la gente del nord”
Chi è Salemme nel privato?
“Un uomo solitario, che ama una vita tranquilla, alternando lunghe passeggiate alle pareti domestiche tra le quali mi soffermo a leggere libri e a vedere un buon film alla Tv “
Da chi trae ispirazione per i suoi lavori?
“Dalla gente comune, che incontro causalmente per strada e dai loro racconti ed aneddoti; spesso mi fermo ore intere a parlare con persone sconosciute ma molto stimolanti”
L’attrice a cui è più affettivamente legato?
“Tosca D’Aquino, la considero una sorella; ho un ottimo rapporto amicale anche con Luisa Ranieri e Sabrina Ferilli”
Salemme chi è stato il suo primo amore?
“Suor Angelina, avevo appena 4 anni e ricordo che chiesi a mia mamma di comprare un mazzo di fiori per regalarglielo”
Lei è un mancato avvocato?
“Ero stato destinato ad una carriera forense, considerato che il mio papà faceva l’avvocato. Iniziai il mio percorso artistico in una compagnia amatoriale come alunno del Liceo Classico “Umberto” di Napoli; subito dopo entrai in compagnia di un attore che faceva parte del gruppo di De Filippo fino a quando mi scelse direttamente il maestro Eduardo e da lì “Si fermarono gli orologi!””
Che cos’è la normalità?
“Ogni uomo ha la sua normalità”
E la libertà?
“Libertà vuol dire poter coniugare la propria natura con la propria realtà”
Salemme lei come si autodefinisce?
“Una persona umorale, alterno momenti di felicità e di malinconia”
Che cosa le ha insegnato la Pandemia?
“A non controllare nulla; non ci può essere alcun controllo su ciò che ci accade; il nostro domani è imponderabile, dipende dal fato”
Il suo augurio per il futuro?
“Che nessuno perda la passione che è il soffio vitale invisibile di ogni azione dell’uomo tanto da renderla unica e speciale. Non c’è vita se non c’è passione!
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