Periodo felice per Andrea Sannino, che dopo il mini live al Teatro Trianon Viviani nel cuore di Forcella, in cui ha proposto un’anteprima di “Carosone, l’americano di Napoli”, intonando tre brani dell’album relativo al musical, è stato ospite del duo Pio e Amedeo nell’ultima puntata del loro programma andato in onda su Rai 2 “Felicissima sera” in cui ha interpretato “Abbracciame”, il brano che lo ha consacrato al successo
Sannino “Abbracciame”, il brano che lo ha consacrato al successo, è stato considerato quasi un inno di speranza nel periodo più buio della pandemia?
“Sì il pezzo è stato cantato da tutti gli italiani, specialmente dalla gente del sud, ciascuno isolato nelle proprie abitazioni, affacciato ai balconi ed alle finestre in cerca di un contatto umano che paradossalmente veniva loro proibito”
Carosone è “l’eroe musicale del dopo-guerra”; lei si considera il mito musicale della guerra virale del terzo millennio?
“Credo che la Pandemia sia stata certamente più dura di una guerra, negando agli uomini qualunque contatto fisico con i propri cari, tra cui in primis l’abbraccio!”
Ci parli di “Carosone, l’americano di Napoli”, il musical che lo vedrà protagonista quanto prima in teatro, pandemia permettendo
“Il lavoro, tratto dal libro “Carosonissimo” di Federico Vacalebre, è un’intervista con il quale un ipotetico giornalista, alias Nello Mascia che nella fattispecie è anche regista, cerca di estrapolare gli aspetti più reconditi dell’anima di Carosone, il quale andandogli in sogno, comincia a raccontarsi”
La canzone di Carosone che più le appartiene?
“Maruzzella” che mi emoziona soprattutto quando recita la strofa “Da Procida a Resina”, poiché io pur essendo nato a Napoli, vivo da sempre ad Ercolano”
Sannino, lei si considera il Carosone della nostra epoca?
“Magari! Renato Carosone è un’icona della musica napoletana nel mondo ed è per me un grande onore poterlo omaggiare con la mia interpretazione a 100 anni dalla sua nascita!”
Nell’album del musical lei intona “A’ signora” una canzone inedita del maestro
“Sì, è un brano scritto da Renato nel 1993, un anno dopo dell’uscita al cinema di “Basic Instinct” ed è la storia di una signora “di rimpetto”, molto esibizionista, che in bella esposizione alla finestra, si veste e si sveste, specialmente accavalla e scavalla le sue gambe; una sorta di Sharon Stone napoletana, rimasta negli archivi del maestro fino a qualche tempo fa”
Quanto si sente vicino a Carosone ed in che cosa è da lui distante?
“Studiando con cura il suo personaggio, credo di avere in comune con lui la grande determinazione e la forte passione nel volere a tutti i costi e con qualunque sacrificio raggiungere il traguardo del successo artistico. Questa peculiarità caratteriale del maestro si evince in maniera significativa dall’interpretazione del mio amico Eduardo Scarpetta nel film tv a lui dedicato. Carosone ha girato il mondo, portando la sua musica ovunque, dall’Africa agli USA, senza mai arrendersi di fronte a qualunque forma di ostacolo. C’è da dire però che, a differenza del maestro che al pianoforte era un genio assoluto, io non so suonare, me la cavo a mala pena”
Sannino, ha mai pensato di fare cinema?
“Perché no, mi piacerebbe!”
“Quale personaggio vorrebbe interpretare?
“Bus Spencer o Mario Merola perché sono i miei idoli; di loro ammiro la napoletanità assoluta, la coerenza nell’essere “figli di Napoli”. Ricordo sempre con grande orgoglio che Bud Spencer spesso riprendeva i propri interlocutori che lo definivano un attore italiano, puntualizzando di essere un attore napoletano!”
Lei come si auto definisce?
“Un ragazzo semplice, senza grilli per la testa che esercita il mestiere di cantante come qualunque altro tipo di lavoro”
Il suo tempo libero?
“Lo dedico totalmente alla mia famiglia, a mia moglie ed ai bambini, sono loro la mia forza! Solo grazie al loro affetto, riesco a superare qualunque avversità, non ultima la malattia del Covid 19 che mi ha tenuto “In ostaggio” per parecchio tempo”
Sannino il suo futuro?
“Mi auguro di tornare presto sul palcoscenico ad esibirmi davanti a centinaia di spettatori; il live ti trasfonde un’emozione unica che certamente non può darti una sala di registrazione
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