Massimiliano Pacifico debutta al cinema come regista di lungometraggi con il film “Gelsomina Verde”. Dopo aver conseguito un BA in Film & Tv a Londra, presso la Roehampton University e con un semestre a Melbourne presso la Deakin University, Pacifico ha come regista, al suo attivo, video d’arte, documentari sul sociale e sul teatro, tra cui hanno di particolare rilievo i film sulle opere d’arte del Maestro Paladino (con cui ha anche lavorato come montatore per il suo film “Quijote”) ed i film sul teatro di Toni Servillo, “394 Trilogia nel mondo” (edito da Feltrinelli) e “Il teatro al lavoro”, sulla genesi dello spettacolo “Elvira” di Toni Servillo che è stato presentato al festival di Venezia, Giornate degli Autori, proiettato in numerose sale e rassegne in Italia raccogliendo un ottimo incasso, oltre che ad essere stato in nomination ai Nastri D’Argento.
Gelsomina Verde
“Gelsomina Verde”, film ibrido tra finzione e documentario, è prodotto da Lama Film, Bartleby Film e Rai Cinema, produttore creativo Gianluca Arcopinto e trae ispirazione dalla storia di Gelsomina Verde, ragazza ventiduenne che lavorava in una pelletteria e aiutava i bambini del suo quartiere a studiare. Nel novembre del 2004, Gelsomina fu sequestrata, torturata, uccisa e poi data alle fiamme nella sua macchina. Il suo torto era stato quello di aver frequentato per qualche mese, molto tempo prima, Gennaro Notturno, che nella complicata geografia della camorra di allora a un certo momento aveva deciso di passare dalla parte sbagliata e per questo costretto a nascondersi. Mina, secondo il pensiero dei suoi assassini, doveva sapere dove il suo amato si fosse rifugiato.
Film un atto dovuto
«Questo film – dice Gianluca Arcopinto – è un atto dovuto, da quando nel 2014 con Francesco Verde, fratello di Gelsomina, e con alcune associazioni dell’area nord di Napoli, tra cui il Comitato Vele di Scampia e Insurgencia, abbiamo deciso di far nascere il Collettivo Mina, che si chiama così proprio in onore di Gelsomina Verde. Lo dobbiamo alle persone che continuano a combattere perché lo Stato, per troppo tempo, non l’ha riconosciuta vittima innocente».