Università Parthenope, al via campagna oceanografica in Antartide

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Parte venerdì 7 gennaio alla volta dell’Antartide il gruppo di ricerca che parteciperà alla campagna oceanografica della 37esima spedizione del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA). Il progetto MORSEA (Marine Observatory in the Ross Sea) è finanziato dal MUR e coordinato dall’Università Parthenope. Il PNRA è gestito dall’ENEA per la pianificazione e l’organizzazione logistica e dal Cnr per la programmazione e il coordinamento scientifico. Un progetto che vede la Parthenope protagonista, quest’anno ancora di più poiché il coordinamento scientifico di tuti i progetti di ricerca svolti durante la campagna oceanografica sarà affidato al Prof. Pierpaolo Falco dell’Università Politecnica delle Marche, che ha maturato una lunghissima esperienza antartica lavorando prima all’Università Parthenope e trasferendosi più recentemente presso l’Ateneo anconetano. Le attività del progetto MORSEA sono invece affidate al Prof. Pasquale Castagno e ai tecnici Arturo de Alteris, Massimo de Stefano e Giovanni Zambardino, tutti dell’Università Parthenope. Gli studiosi – attualmente in quarantena precauzionale – partiranno dalla Nuova Zelanda con la nave Laura Bassi, la rompighiaccio acquistata dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica (OGS) con finanziamento del MUR, e raggiungeranno il Mare di Ross, punto cruciale per lo studio della dinamica dei mari antartici e del clima globale. La prima operazione consisterà nel recupero dei mooring, gli strumenti posti in punti di osservazione fissi che consentono di raccogliere dati durante la lunga notte antartica, quando la superficie del mare è completamente ghiacciata e la navigazione e le tradizionali campagne oceanografiche non sono realizzabili. I mooring saranno poi rimessi in acqua per proseguire il loro lavoro nel corso del prossimo anno. Una novità di quest’anno sarà il recupero e la messa a mare anche dei ‘float’, strumenti che hanno lavorato muovendosi come degli yo-yo sotto i ghiacci antartici negli scorsi anni e poi sono riemersi inviando dati via satellite. Gli strumenti sono stati messi in mare in collaborazione con l’OGS, nell’ambito del programma internazionale ARGO. Questi dati sono una immensa risorsa per la comunità internazionale che potrà osservare in dettaglio l’evoluzione delle caratteristiche dell’intera colonna d’acqua sotto i ghiacci antartici dal fondale fino a subito sotto la superficie del mare che, una volta ghiacciata, rende imperscrutabile l’ambiente marino sottostante.

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