Vesuvius magma gin, distillato di erbe del vulcano

La redazione
15/04/2022 @ 14:42

L’essenza del Vesuvio in un drink che «sgorga» dalle pendici del vulcano più famoso al mondo, e che narra la millenaria storia dell’area vesuviana e di quella che fu la Campania Felix. Dall’idea di Maurizio De Fazio, giovane consulente del lavoro di Torre del Greco, nasce il Vesuvius Magma Gin: il primo distillato di erbe raccolte tra le pinete del Vesuvio note per la straordinaria biodiversità di flora e fauna. Dopo il vino, il Lacryma Christi Doc prodotto con l’uva dei vigneti vesuviani, e i pomodorini del Piennolo, coltivati alle pendici del vulcano, arriva il primo gin realizzato interamente in Campania. Così la ginestra del Vesuvio, tanto cara al poeta Giacomo Leopardi che vi dedicò una lirica, insieme al rosmarino, finocchietto del Vesuvio all’alloro del Veuvio , e al ginepro, erbe raccolte ed essiccate naturalmente alle falde del Vesuvio, vengono distillate in un’azienda agricola casertana con l’alcool a 41 gradi e danno vita alla bevanda nota in tutto il mondo. In prima distillazione realizzate 1944 bottiglie come anno ultima eruzione e sono tutte numerate. Ogni bottiglia unica. Il nuovo prodotto, contenuto in una bottiglia particolare di colore nero intenso che rievoca la pietra lavica e lavorata artigianalmente, intende rappresentare un simbolo della terra vesuviana e della regione Campania. Tra le erbe, le cosiddette botaniche, tutte raccolte sul Vesuvio, il ginepro è reperito nel salernitano mentre la distillazione avviene in provincia di Caserta. Tra l’altro, solo gli estimatori sanno che i prototipi di gin sono stati prodotti proprio a Salerno, nella Scuola Medica Salernitana, dove i monaci che vi operavano realizzarono un orto botanico per ricavare materie prime da distillare e condussero i primi esperimenti di distillazione di alcool e ginepro. Poi la formulazione del gin fu modificata nei Paesi Bassi verso la metà del Seicento, fino a diffondersi in Inghilterra dove raggiunse l’apice alla fine del secolo con il re Gugliemo III d’Orange. Oggi il gin è conosciuto ovunque e trova largo uso nella preparazione dei cocktail. Ma il Vesuvius Magma Gin si differenzia dagli altri per il suo cuore vesuviano ed il sapore vulcanico, deciso e “passionale”: caratteristiche che da sempre caratterizzano questa terra e i suoi abitanti.  «L’idea nasce da una mia passione atavica- spiega Maurizio De Fazio, inventor manager del brand- per il gin. Ne ho assaggiati davvero tanti , provenienti da diverse parti del mondo e d’Italia così ho pensato che mi sarebbe piaciuto provarne uno che provenisse dal mio paese: Torre del Greco. Che ne avesse le caratteristiche identitarie e, per Napoli e provincia il simbolo per eccellenza è proprio il Vesuvio. Allora mi sono detto: perché no? Torre del Greco, città dei fiori, del corallo e magari di … Vesuvius. L’obiettivo, in primis, è di valorizzare le nostre origini, i nostri territori e i nostri prodotti a km 0 incentivando l’economia e le eccellenze locali. Inoltre, sono orgoglioso di vedere questo marchio identitario sui banconi dei bar di tutta Italia e di poter brindare con gli amici ad un prodotto esclusivamente nostrano». Il marchio Vesuvius Magma Gin si candida a diventare un vero e proprio brand di prodotti realizzati in loco e che alimentano l’economia locale. Il gin è già sbarcato sui banconi dei bar d’Italia, di Mikonos e Ibiza e ci sono trattative per la diffusione in Giappone.

Il Vesuvio
Il Vesuvio è tra i vulcani quiescienti, cioè che in passato sono stati attivi e potrebbero ritornare ad esserlo, più famosi del mondo. E’ visitato da centinaia di migliaia di turisti ogni anno per la particolare forma della sua sommità, detta Cratere, e perché nel 79 d.C. attraverso una potente eruzione seppellì due città romane, Ercolano e Pompei, che ancora oggi mantengono alcune caratteristiche di allora. La storia del Vesuvio risale a 35mila anni fa, epoca in cui le eruzioni si alternavano a lunghi periodi di inattività. L’ultima eruzione avvenne nel 1944, ma la più famosa fu quella del 79 d.C raccontata da Plinio il Giovane. Questa eruzione fu preannunciata da alcune scosse di terremoto e fu fortissima: le ceneri che fuoriuscirono violentemente dal vulcano, formando dapprima un’alta colonna a forma di pino, precipitarono e ricoprirono le città situate nei pressi, seppellendone e soffocandone gli abitanti. Da fonti scritte risulta che ci furono due eruzioni, delle quali le seconda più violenta della prima. Queste testimonianze raccontano che, dopo la prima eruzione, si verificò un’infiltrazione di acqua nella camera magmatica che, trasformandosi istantaneamente in vapore a causa dell’elevata temperatura, provocò un’enorme pressione scatenando una violenta esplosione. Pare che sia stata proprio quest’ultima a seppellire completamente Ercolano, attraverso uno strato di ceneri alto in alcuni punti anche 20 metri. Si pensa, inoltre, che la particolare forma della cima di questo vulcano sia dovuta a questa esplosione: infatti, per la violenza, la sommità del cono si è spaccata e si è formato un enorme avvallamento, all’interno del quale si è ricostruita, per effetto delle eruzioni successive, un’altra montagna che è l’attuale cima del Vesuvio. Dal 1995 l’Ente Parco Nazionale del Vesuvio si occupa del bene che è patrimonio Unesco, della realizzazione dei sentieri protetti, dell’aspetto geologico, naturalistico e turistico del maestoso vulcano.

 

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