Vite che si intrecciano, relazioni malate e amicizie sopravvalutate: Taralli e tè freddo di Shada P. Conley riserva un finale sorprendente. Ecco di cosa parla:
Sinossi:
Alessandro è un quarantenne introverso che traduce documenti tecnici nel nido sicuro del suo appartamento, dove i fantasmi del passato (un padre amorevole che lo ha lasciato troppo presto in balia di una madre anaffettiva e autoritaria, resa ormai innocua dagli anni e dalla demenza che l’ha consegnata a una casa di riposo) gli danzano intorno. Lora, bellissima e dolente, ha chiuso il cuore a tutti da quando, bambina amatissima, ha perso entrambi i genitori in un tragico incidente stradale. Riceve selezionatissimi clienti su appuntamento nel suo appartamento arredato con i preziosi mobili antichi della nonna, unica testimonianza di quel passato doloroso che le ha strappato il sorriso e con cui non riesce ancora a fare i conti. Vende a caro prezzo i suoi favori per punirsi e nuota nel gin tonic per dimenticare, in una greve routine che viene bruscamente sconvolta quando alla porta bussa, inaspettato, un uomo che non ha il tempo di vedere in faccia e la travolge di calci e pugni fino a lasciarla priva di sensi. È nello specchio socchiuso della porta che Alessandro, che voleva solo concedersi un incontro “altamente soddisfacente e senza impegno”, come gli aveva promesso l’ex compagno di scuola incontrato ad una reunion, la raccoglie e decide senza darsi il tempo di pensare di proteggerla dal mostro che l’ha ridotta in quello stato. Da quel momento le loro strade si intrecciano e si separano bruscamente più volte, dando a ciascuno il tempo di attraversare i corridoi bui della propria anima e sciogliere i nodi più intricati nei quali si erano impigliate le loro esistenze. Maurizio e Renato sono gli amici del cuore di Alessandro, fin dai tempo del liceo, quando tutti li conoscevano come I Tre Moschettieri. Psicoterapeuta sulle orme di un padre ingombrante che non manca di manifestargli in ogni occasione il proprio malcelato disprezzo umano e professionale, sposato e padre di un ragazzino per ostentare a quella società da cui si sente perennemente giudicato attraverso gli occhi paterni una rassicurante, borghese rispettabilità, si rifugia nell’amore idealizzato e mai rivelato per Anna, amica di sempre, che vive altrove e sente solo al telefono. Quando la donna torna in città per un breve periodo, lui la va a prendere alla stazione; sono entrambi felici di rivedersi, ma ciascuno a suo modo. Quando lui la porta a colazione in un locale fuori mano per evitare incontri indesiderati che lo costringerebbero a dare spiegazioni che non vuole concedere, lei comprende che i sentimenti di Maurizio sono cambiati e distorti e lo affronta con determinazione costringendolo a guardarsi nello specchio della sua ipocrisia borghese. Renato, figlio unico amatissimo, ha assistito impotente da adolescente al disfacimento dei suoi genitori. Devastato, non si riprenderà più e solo l’amicizia dei Moschettieri e successivamente i farmaci e le sedute di ascolto di Maurizio, divenuto il suo terapeuta, riusciranno a tenerlo in equilibrio sul filo di una vita costantemente border line, fino a quando, raccolte in uno zainetto le poche cose ritenute indispensabili, non trova il coraggio di abbandonare la casa di famiglia in cui si è confinato per anni e provare a lasciarsi il passato alle spalle. Quando l’aggressione a Lora si ripete, Alessandro la convince a denunciare il crimine e l’accompagna al commissariato, dove li accoglie l’ispettore Aldo Tondi che prende a cuore la vicenda e si impegna a fare il possibile per scoprire e punire il criminale. Lora racconta all’investigatore quello che ricorda delle aggressioni, ma non è in grado di dare un volto all’uomo che la perseguita. Nella sua deposizione, però, alcuni dettagli colpiscono Alessandro che, profondamente turbato e agghiacciato dall’idea di conoscere il colpevole fin troppo bene, va a fondo dei propri sospetti senza rivelarli né a Lora, né alla polizia. Quando immagina finalmente una vita con Lora, che sembra ricambiare i suoi sentimenti, le sorprese sono solo all’inizio…
L’autrice dice:
Sono partita da un noir, da un thriller psicologico, per poi addentrarmi in sfumature diverse. La storia è in sostanza una presentazione dell’animo umano, a volte fragile oltre ogni apparenza e assetato di libertà in un mondo in cui obblighi, retaggi culturali e convenzioni sociali ci costringono spesso a essere ciò che non siamo e a fare ciò che non vorremmo fare. È in pratica un inno alla diversità, al coraggio di essere onesti con se stessi e con la vita accettando le proprie unicità. Si evince dai vari intrecci tra i personaggi che in tal senso i rapporti umani, nel bene e nel male, sono fondamentali per compiere questa rivoluzione interiore dell’accettazione di sé e che la solitudine, insita in ognuno di noi, può a volte essere un punto di forza, uno strumento attraverso il quale intensificare l’amor proprio per poi rendere il legame con gli altri più solido e sincero.
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