Frattamaggiore, tutti aspettano la svolta dell’accordo Russo-Rossi

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Frattamaggiore. Il bilancio sta per arrivare in aula ed è l’atto principe di ogni maggioranza che si rispetti, almeno nella programmazione. E sarà anche l’occasione giusta per comprendere i posizionamenti dei gruppi politici rispetto allo scontro nel Pd e nel centrosinistra, pure in vista delle prossime due campagne elettorali, ad ottobre le Regionali e in primavera 2026 le Amministrative. I nodi sono sempre gli stessi, Il sindaco Marco Antonio Del Prete, ufficialmente nel Pd, guarda con attenzione le evoluzioni della vicenda De Luca perché se il governatore uscente della Campania potrà ricandidarsi, la famiglia Del Prete esprimerà un candidato nelle liste dell’attuale presidente e lo farà fuori dal Pd. Con ogni probabilità, toccherà ad Enzo Del Prete, papà dell’attuale sindaco ed ex primo cittadino di Frattamaggiore, nonché ex consigliere provinciale, scendere in campo. Se De Luca non sarà candidato, il sindaco uscente che non potrà ricandidarsi a primo cittadino, arriverà fino alla fine del mandato e cercherà comunque di organizzare un’alternativa locale innanzitutto con le civiche che lo stanno sostenendo, le famose ditte individuali, più il duo Pasquale Del Prete (che attende l’investitura dei Del Prete a leader della coalizione alternativa al centrosinistra guidato dal Pd) e Franco Del Prete. E in quest’ottica è già partito il tentativo di ridimensionamento il Pd che vede il sindaco a guida del processo. Chi sposa il suo progetto futuro, deve seguire le civiche e non il partito. In riunioni ufficiose questo è il “leit-motiv” degli incontri. Nel Pd, invece, guardando la realtà, esistono due candidati possibili: l’ex sindaco Francesco Russo e il giovane Nello Rossi. In questo caso, se si riuscisse a fare sintesi, non ce ne sarebbe per nessuno. Ma proprio la mancata capacità fino a questo momento di individuare, oltre i nomi, un percorso comune, rafforza il sindaco in carica che gioca per il momento proprio sulle divisioni altrui. Il dissenso nel centrosinistra c’è, è pure ampio, soprattutto nel Pd tagliato fuori come partito e come gruppo consiliare da ogni scelta e da ogni decisione, ma nessuno riesce ad organizzare una squadra alternativa capace di impostare una questione politica decisa e ferma. Il partito non parla perché il segretario, staffista del sindaco Del Prete, Andrea Saviano, segue le indicazioni del primo cittadino: partito da tenere nelle sabbie mobili. E allora servirebbe maturità proprio sull’asse Russo-Rossi. Insieme, si cambierebbe registro. Nel presente e cambierebbe anche la valutazione sul futuro. Perché non provaci? Lì si gioca la partita anche perché rispetto ad una presa di coscienza responsabile e matura, attorno a quel tavolo arriverebbero tantissimi consiglieri comunali, molti anche di “peso” come il più votato Rafaele Parolisi, Luigi Vitale, Daniele Barbato, Giuseppe D’Ambrosio, Tommaso Capasso, Pasquale Gervasio. Solo per citare alcuni nomi. Davvero tanta roba. Se si rimargina la frattura, la partita è praticamente chiusa. E sarebbe un errore storico madornale far saltare tutto.

Il centrodestra dovrebbe, invece, organizzare uno schieramento di bandiera con Adamo Guarino e Luigi Grimaldi a fare da registi per occupare uno spazio all’opposizione.

Tutti gli altri giocheranno il ruolo di comparse, soprattutto per l’incapacità di incidere sui processi e sulle dinamiche politiche. Lo stesso Pasquale Del Prete senza l’investitura della famiglia del sindaco è un candidato a sindaco che non esiste. E lo stesso equivale per Michele Granata che con ogni probabilità resterà alla corte di Del Prete, come accaduto alle ultime Amministrative, qualunque sia la decisione di Enzo e papà Marco in merito alla scelta del leader della coalizione civica.

La partita è nelle mani del Pd. Quella politica. La gestione è da tutt’altra parte. Adesso è il momento della scelta tra la politica e le visibilità personali, tra la città e il futuro oppure il proprio orticello; la scelta è tra riprendersi il presente e determinare il futuro oppure accontentarsi del ruolo di cortigiano per portare qualche “incarichetto” a casa che, per dirla tutta, arrivato a questo punto sarebbe più una mortificazione personale per chi accetta che un premio. D sicuro, non una gratificazione. Perché se per 5 anni si è stati messi da parte, essere considerati l’ultimo mese ha il sapore della mercificazione pura della dignità e non certo una valorizzazione politica. Il problema non è mai di chi compra ma sempre di chi si vende…

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