Asl, ospedali e assistenza sanitaria accreditata fanno parte di un unico sistema di cure pubbliche, gratuite per il cittadino e necessarie per garantire i Livelli essenziali di assistenza: parte da Napoli e dalla Campania un tour in tutte le regioni italiane promosso da Confindustria (con la Sezione Sanità) e da Motore Sanità per ribadire l’utilità di sinergie, servizi e opportunità di un lavoro unitario messo quotidianamente al servizio della Sanità pubblica e dei sistemi erogativi di cure nelle regioni italiane. L’obiettivo è rendere strutturali le sinergie cementate durante l’emergenza Covid tra sanità pubblica a gestione diretta e sanità accreditata, fare rete, sperimentare nuovi modelli e sinergie per la gestione di Case e ospedali di comunità la cui realizzazione è stata finanziata con i fondi Ue del Pnrr ma solo in conto capitale per acquisto di apparecchiature e ristrutturazioni o edificazioni edilizia ma completamente spopolate di personale per la cui spesa non è previsto alcuno stazionamento in conto investimenti. Insomma unire le forze di una sanità per definizione e anche per legge “tutta pubblica” per affrontare con minore disagio possibile per i cittadini uno snodo congiunturale reso straordinariamente complesso dal sottofinanziamento della Sanità italiana costituzionalmente orientata a dare tutto a tutti e dalla lievitazione dei costi della bolletta energetica oltre che dalla situazione geopolitica che vive l’Europa a causa della guerra della Russia in Ucraina. “Con questo progetto – avverte Antonella Ciccarelli, vicepresidente della sezione Sanità dell’Unione industriali – ci facciamo parte attiva di soluzioni organizzative innovative che abbiamo messo tutti in campo per fronteggiare il Covid e mettiamo a fattore comune le capacità e l’esperienza maturata in settori di alta specializzazione e nelle reti dell’emergenza. Il nostro scopo è cooperare con le Asl e gli ospedali pubblici e metterci a disposizione delle reti sanitarie regionali offrendo modelli di sostenibilità per costi e gestione delle strutture, delle apparecchiature e del personale. Le sperimentazioni pubbico private previste dalle leggi sin dalla 502 del 1992 laddove attuate si sono sempre dimostrate vincenti offrendo migliori servizi alla collettività”. Carenza di risorse e sottofinanziamento del Servizio sanitario nazionale, personale medico e sanitario ridotto all’osso, differenze regionali nei Livelli di assistenza sempre più profonde a fronte di un’autonomia che rischia di differenziare le cure più che regionalizzarle a fronte di liste di attesa e fabbisogni di cronici e anziani ingigantiti dal Covid: questi i presupposti dell’esigenza di nuove alleanze e sinergie tra Sanità pubblica e Sanità privata accreditata già sperimentate con successo durante il Covid. L’iniziativa è stata presentata nei giorni scorsi nella Sala D’Amato dell’Unione industriali di Napoli. Un’iniziativa della Sezione Sanità di palazzo Partanna e di Motore Sanità per mettere a confronto i vari modelli regionali italiani e giungere a una proposta unitaria da portare ai tavoli romani all’insegna della parola chiave della sostenibilità. “Lo stesso Pnrr – ha sottolineato Giovanni Severino, presidente della sezione Sanità di palazzo Partanna – investe in Case e Ospedali di comunità ma senza un euro per il personale e impone la sfida di un percorso di collaborazione tra soggetti che svolgono tutti un servizio di sanità pubblica”. La tappa napoletana avvia una serie di incontri che dalla Campania si snoderanno nei prossimi mesi si snoderanno tra tavoli nelle diverse sedi regionali di Confindustria e si concluderanno con la presentazione di un documento frutto dell’ascolto che Motore sanità e le associazioni di categoria metteranno in campo. “La Sanità accreditata – ha concluso Ciccarelli – svolge un ruolo non secondario nell’offerta di servizi, in termini di numero di prestazioni, ma anche di qualità. Tutti i settori dell’accreditato compongono, assieme ad Asl e ospedali, la sanità pubblica. Sottostiamo alle stesse regole, agli stessi standard, facciamo parte a vario titolo delle reti di emergenza, della rete oncologica, e offriamo servizi di alta specialità. Le nostre strutture non rappresentano la sanità privata, ma la componente a capitale privato della sanità pubblica”. Al dibattito hanno partecipato oltre a Severino e Ciccarelli Ettore Cinque, assessore al Bilancio della Regione Campania, Antonio Postiglione direttore generale del dipartimento Salute di Palazzo Santa Lucia, Vito Montanaro suo omologo in Puglia, Claudio Zanon direttore scientifico di Motore Sanità, Anna Maria Parente, già presidente della Commissione Sanità del Senato, Enrico Rossi, ex presidente della Regione Toscana e dirigente dell’Osservatorio Innovazione, Anna Maria Minicucci della direzione scientifica di Motore Sanità e poi Walter Locatelli, Luciano Flor, Carlo Tommassini che hanno acceso i riflettori sulle esperienze delle altre regioni con interventi anche dei vertici campani di Aiop (Sergio Crispino) e della stessa Confindustria Sanità (Vincenzo Schiavone). “La regionalizzazione è stata una svolta irrinunciabile – ha sottolineato Antonio Postiglione – non abbiamo preclusioni col privato accreditato ma il nodo sono le risorse e i vincoli di spesa”. “I divari territoriali nelle Sanità regionali derivano dall’arco temporale tra i novanta e il duemila, ben prima della riforma del Titolo quinto – ha concluso Ettore Cinque – l’autonomia differenziata ora punta a modificare contratti e stipendi che alimenteranno il flusso del personale laddove tutto il resto è già regionalizzato. Il privato accreditato? E’ una risorsa. In Campania lo abbiamo arruolato nel Covid, coinvolto nel piano oncologico e ora inserito nel Cup unico ma i vincoli di spesa li abbiamo nel pubblico come nel privato. Dobbiamo fare i conti con le leggi di Bilancio: nel precedente e attuale e governo al 2025 il Fondo sanitario sarà al 6,2% sul Pil, meno dell’epoca pre-Covid”.
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