E’ stata tra le protagoniste della pandemia contribuendo a evitare quel default dell’assistenza sanitaria soprattutto durante la ‘chiusura’ del Paese. E’ la telemedicina, soprattutto applicata alla cardiologia che a seguito dell’emergenza Covid ha ricevuto un nuovo impulso e resterà cardine anche a pandemia conclusa. E’ infatti triplicato il ricorso alla telecardiologia che si è diffusa in modo capillare sul territorio, per cui ci si sottopone con frequenza a un ECG o a un monitoraggio della pressione anche in farmacia o in centri sanitari. Che non sempre però si rivelano affidabili: per questo gli esperti della Società Italiana di Cardiologia (SIC) hanno appena firmato il primo documento di consenso che stabilisce i requisiti minimi per una telecardiologia accurata e attendibile. Dalle caratteristiche dei dispositivi medici diagnostici alla gestione dei dati sensibili, dalle piattaforme informatiche utilizzabili alla stesura dei referti, tutti i passaggi del percorso del paziente sono stati valutati in modo che, d’ora in avanti, si possano ricevere anche a distanza, anche nei centri più remoti, diagnosi e cure che siano sempre di elevata qualità. Con esami diagnostici, referti e controlli gestiti in maniera adeguata, che rispondono a criteri rigorosi, l’assistenza cardiologica infatti potrà essere più capillare ma allo stesso tempo più efficiente. “La pandemia ha necessariamente rinnovato l’interesse per l’erogazione di servizi di assistenza sanitaria a distanza, attraverso tecnologie di telemedicina – spiega Ciro Indolfi, coordinatore pubblicazione, presidente SIC e ordinario di Cardiologia Università Magna Graecia di Catanzaro – Si tratta però di strumenti che devono essere gestiti in maniera corretta, altrimenti si corre il rischio di non erogare un’assistenza che sia davvero di qualità: se per esempio non si utilizza l’elettrocardiografia a 12 derivazioni per l’esame Holter, la ‘fotografia’ dell’attività cardiaca nelle 24 ore non risulta fedele e può portare a decisioni cliniche scorrette. Negli ultimi mesi è stato riscontrato un trend in aumento di alcune fra le prestazioni cardiologiche più richieste, come l’Holter, l’elettrocardiogramma o il monitoraggio della pressione, che si prestano a essere interpretate a distanza. Questi test diagnostici sono disponibili anche in centri sanitari e nelle farmacie, in assenza però di raccomandazioni specifiche su standard tecnici e di percorso che garantiscano la qualità delle prestazioni erogate: per questo abbiamo ritenuto necessario stilare il nostro position paper sulla telemedicina». Il documento stabilisce i requisiti tecnici, strumentali e di refertazione in telemedicina per elettrocardiografia a riposo, monitoraggio elettrocardiografico ambulatoriale secondo Holter, monitoraggio ambulatoriale della pressione arteriosa, indicando per esempio la tipologia di dispositivo medico da utilizzare, l’addestramento del personale sanitario, come gestire la sicurezza dei dati sensibili, il tipo di piattaforme informatiche da utilizzare e infine stabilendo criteri per la qualità della refertazione. “Con telecontrollo, telemonitoraggio, teleconsulto medico e telerefertazione è possibile potenziare l’offerta diagnostica territoriale in cardiologia, raggiungendo soprattutto i pazienti con malattie cardiovascolari che vivono in zone rurali oppure che vivono isolati a causa della pandemia – precisa Antonio Curcio, professore Associato di Cardiologia, Università Magna Graecia di Catanzaro – L’erogazione delle prestazioni sanitarie e sociosanitarie abilitate dalla telemedicina contribuisce perciò ad assicurare equità nell’accesso alle cure nei territori remoti: con il nuovo documento, che individua i criteri per una telemedicina affidabile, anche farmacie o piccoli centri diagnostici potranno interfacciarsi con le strutture ad alto volume specialistico, consentendo diagnosi di alta qualità e allo stesso tempo garantendo la capillarità dell’assistenza, supportando la gestione delle cronicità, favorendo una migliore continuità della terapia”.
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