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BLUMUNN scritto da Marina Confalone in scena al Teatro Mercadante da martedi 2 a domenica 7 novembre

Grande attesa per la prima” di BLUMUNN, scritto da Marina Confalone che ne è anche interprete insieme a Lello Giulivo e Giovanni Scotti su regia di Francesco Zecca, in scena al Teatro Mercadante da martedì 2 a domenica 7 novembre.

BLUMUNN apre il pubblico alla riflessione su quanto possono essere penosi gli errori della nostra esistenza, quando il rimpianto per ciò che poteva essere e non è stato diventa assillo costante. E su quanta forza sia necessaria per realizzare sempre i nostri sogni.Le scene sono di Gianluca Amodio; i costumi di Annapaola Brancia D’Apricena; le luci di Pasquale Papa; le musiche di Mimmo Napolitano. La produzione è del Teatro di Napoli-Teatro Nazionale, C.A.S.A. Centro delle Arti della Scena e dell’Audiovisivo.

 Lo spettacolo

Il Blumunn, un ex piano bar in stato di completo abbandono, è il luogo in cui s’incontrano il giovane Malachia, che sta per trasformarlo in un market di surgelati, e Susy, l’anziana cantante storica del locale, che non vi ritornava da anni. Nel rapporto che li coinvolgerà, metteranno in atto l’energia di due poli in opposizione per carattere ed intendimenti, avendo l’occasione d’indagare in fondo ai loro cuori: la rinuncia di Malachia ad inseguire i propri sogni dovrà fare i conti con l’ardore prepotente, quasi adolescenziale, di Susy, teso a turbare i piani del ragazzo. E Susy, che rilegge le memorie del suo passato come avvolte in un’aurea mitica dovrà comunque ammettere miserie e sconfitte della propria esistenza. Il “Blumunn” è lo spazio di una vita e i suoi ricordi sono legati alle canzoni della giovinezza, che infiammando la nostra forza di amare ci promettevano la felicità. Tra le sue mura avvolte nell’oscurità riaffiorano amarezze che possono attanagliare il presente nella morsa della rassegnazione oppure, riscoprendo quella musica perduta, farci ritrovare lo slancio d’inseguire ancora la gioia.

«Un ex piano bar destinato a diventare un market di surgelati è – scrive il regista Francesco Zecca nelle sue note – la metafora di un’epoca in crisi di valori, di quell’impoverimento culturale che al potere educativo ed aggregante della musica e dell’arte in generale preferisce una redditizia “tomba di ghiaccio”. È anche il romanzo di emancipazione di un giovane dal giogo paterno, attraverso il rapporto dapprima conflittuale e via via sempre più complice con la misteriosa figura femminile… Con grazia mozartiana “Blumunn” tratteggia con le loro esistenze palpitanti, la crisi dei due personaggi, scoprendo tra le pieghe dei travagli personali lo smarrimento dell’epoca che stiamo vivendo».

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