Le forme d’arte hanno il potere di riuscire a fissare i ricordi mediante espressioni pittoriche, letterarie e scultoree. Riescono a sviluppare domande e riflessioni. Da qui nasce il progetto dell’attore Barbato De Stefano: creare un carro allegorico dedicato alla sicurezza sul lavoro, in onore di Maria SS. Degli Angeli. La scelta della tecnica è quella scultorea, applicata su legno di quercia, cedro del Libano, castagno e faggio. De Stefano ha selezionato i più talentuosi scultori d’Italia come il maestro Antonio di Matteo di Santa Maria di Castellabate (Sa), il maestro Enrico Melato Art-Henry di Montjovet (AO), il maestro Barba Brisiu di Borgo San Dalmazzo (CN) e altri artigiani di Cicciano (NA). Per rappresentare il tema della sicurezza sul lavoro, ha scelto di ispirarsi al romanzo “Cristo fra i Muratori”, scritto nel 1939 da Pietro Di Donato che, proprio in quell’anno, vinse il premio Pulitzer e che, nel 1950, divenne un film per la regia di Edward Dmytruk. Quest’anno “Cristo fra i Muratori” sarà protagonista di un evento a Cicciano (NA) dal 15 al 23 aprile 2023. Il Carro, realizzato dal Comitato Artigiani di Cicciano, verrà esposto e sfilerà per le strade insieme ad altri 4 comitati: Centro Storico con “Il Tempio della pace”; Sant’Antonio con “L’Amore per la vita”; Contadini con “La Madonna della pace”; Boys ’87 con “Atto di Fede”. Cristo fra i Muratori è una storia vera ambientata nel 1923, esattamente 100 anni fa. Bellissima e struggente, è accuratamente descritta dallo scrittore italoamericano Pietro Di Donato che all’età di dodici anni perse il padre, muratore, il 30 marzo 1923, proprio durante il Venerdì Santo, in seguito ad una caduta dall’impalcatura di un cantiere negli Stati Uniti d’America, dove la famiglia si era trasferita durante la grande emigrazione di inizio ‘900. Il romanzo racconta la vita e il lavoro degli italiani in America. Comunità chiusa di “paesani” che vivono come se stessero ancora nel Bel paese: parlano poco l’inglese e professano una fede incrollabile in Cristo. Lo scrittore si sofferma a descrivere con quel linguaggio universale della sofferenza di chi, spesso, è costretto in condizioni precarie, riuscendo a cogliere in maniera assolutamente fedele, la paradossale duplice natura del lavoro: questo esprime la libertà dell’uomo e al tempo stesso decreta la sua intrinseca schiavitù. Un pezzo di storia che oggi ben si colloca nella trasposizione che il Comitato artigiani di Cicciano ha inteso onorare: quell’elenco di morti sul lavoro, dovuti per lo più alla mancanza o inattivazione dei dispositivi di sicurezza, dove è evidente l’assurdità dell’ossimoro “morire per vivere”. “Questo carro nasce per accendere i riflettori su un argomento molto delicato, per offrire un messaggio di vita e non di morte” afferma l’attore Barbato De Stefano. “Sono onorato di portare alla luce una storia meravigliosa che mi ha affascinato e ho pensato a quest’opera come strumento di attenzione. La sua maestosità e l’utilizzo di una manualità d’altri tempi, mi auguro possano contribuire a sensibilizzare chi è impegnato a garantire sicurezza per la vita”. Tra le figure scolpite presenti nel carro, vi è anche la riproduzione del padre di Barbato, Tony De Stefano che, rappresenta a pieno titolo il Comitato Artigiani sin dal 1984.
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