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Da oggi al Cinema: «A muzzarell», regia di Diego Santangelo

Il focus principale del film, una sorta di fiaba onirica intrisa di una dimensione metafisica e allo stesso tempo cruda e dura fotografia di una condizione diffusa fra i minori e gli “adultescenti” di questo tempo, è il fenomeno dell’abbandono e dell’infanzia negata. 

Un mondo di adulti concentrati sulla realizzazione di se non trova più spazio per ascoltare e dialogare con i grandi assenti di questo tempo, i ragazzi che vanno dai 10 ai 16 anni, bambini affidati alla balia digitale che dilagano nelle cronache odierne in ogni metropoli d’Italia. 

Ragazzi uniti in orde violente che affliggono il più debole, il diverso, pronti a praticare stupri di gruppo, non ultimo senza esitare a fare fuoco contro i propri simili nel tentativo di affermare la supremazia  del più forte, pronti a distruggere la reputazione di una ragazza indifesa, capaci dei più crudeli delitti. 

Le cronache non smettono di sorprenderci con episodi sempre più efferati e drammatici.

 

Dinanzi a questi fenomeni di massa la storia di Daniele risulta quasi lieve o addirittura innocua. 

 

In un esistenza riflessa nell’iimmagine social di uomini e donne, padri e madri mai fino in fondo adulti, che inseguono like e followers alla pari dei ragazzini, questi teenagers sono facile preda di una visione del mondo che parte dalla condizione dell’infanzia negata per arrivare al modello indotto di chi propina il mito di poter realizzare facili guadagni in tempi brevissimi adottando la via breve del social (Martina) piuttosto che del crimine organizzato (Lucio e Daniele). 

 

Daniele, 12 anni, un ragazzetto oltre la soglia di una maturità arrivata troppo presto, dimentico di quella dolcezza e di quel mondo protetto rappresentato dai suoi genitori oramai separati. Genitori pur sempre diversi da quelli del suo amico Lucio e costretti ad una convivenza scomoda fatta di affetti e legami patch-work insopportabili e violenza gratuita. 

 

Egli stesso grande assente fra i suoi coetanei, un bambino che vive la sua vita alla ricerca di falsi miti, vuole diventare un calciatore, guidare una Ferrari, essere “pieno di femmine”… Per essere poi fagocitato, cooptato, semplicemente sfruttato da un sistema criminale che lo avvicina per servirsi della sua “innocenza”, prematuro corriere di carichi proibiti.

 

È cosi che lo spettatore si troverà ad assistere ad un mondo che viene esteriorizzato attraverso gli occhi di un adolescente, che traduce il suo universo interiore fatto di personaggi grotteschi, inverosimili, arcaici, descritti in immagini dal grande pathos. 

Il pervertito e il filosofo visionario, camorristi che sono caricatura di mode e look che emulano la saga del calciatore super-tatuato, apparizioni di esseri umani da un altro tempo e condizione.  

 

Confrontato con i prolungati silenzi che lo legano alla sua fidanzatina è già uomo risolutivo e deciso. 

Silenzi interrotti dalle musiche che si sostituiscono ai dialoghi per narrare con altre parole emozioni, disagio, amore.

 

Daniele entra in un dialogo interiore aperto al pubblico. Le musiche, qui usate in modo innovativo, presenti con sonorità potenti, partenopee, composte allo scopo dal grandissimo maestro Adriano Pennino, proposte per la voce di Partenope, al secolo Silvia Aprile, talvolta a riproporre vecchi successi o nuove canzoni che lacerano l’anima, aprono luci e varchi alla speranza, narrano senza mezzi termini al pari delle immagini, a sottolineare e scuotere quel mondo in cui siamo immersi e da cui poi fuggiamo ricercando conforto nel Digital-Device, per non prendere coscienza della deriva umana alla quale siamo esposti tutti, adulti, vecchi, bambini.

 

Il viaggio che intraprende Daniele lo porterà a confrontarsi con la sua crush Martina, ragazza a sua volta rinchiusa in un mondo di sogni influenzati dai tik-tok con i quali si misura e che realizza a dispetto delle situazioni in cui si trovano inaspettatamente, lei sempre dimentica di ciò che avviene intorno. 

Una ragazzina già sull’orlo di una magrezza al limite dell’anoressia e preoccupata di aderire a quei modelli impossibili che sempre più vengono imposti mediante filtri e invenzioni prodotte dalla AI. Eppure a suo modo presente e consapevole della condizione in cui rischia di perdersi Daniele. 

Martina che con i suoi richiami alla ragionevolezza irrompe e sembra essere finalmente più concreta di tanti altri coetanei attratti dagli stessi sogni che annebbiano la mente di Daniele.

 

Questo viaggio costellato di incontri è lo spunto per raccontare panorami e luoghi di inenarrabile bellezza, immersi in un patrimonio archeologico e paesaggistico, quello dei Campi Flegrei, che si dischiude agli occhi di Daniele e della sua stessa ignavia; buio dal quale emerge progressivamente scoprendo che esiste “un paradiso” a pochi chilometri da casa, qualcosa di cui “non avevo proprio idea”.

 

Il viaggio, in cui porta in dono la mozzarella prodotta dal padre, un ultimo desiderio della nonna morente, si trasforma in un percorso iniziatico nel quale il carico di quella purezza (rappresentata dal latte e dalla forma che ricorda un seno puro e bianco) è contaminata da un secondo orribile carico; la droga che ha preso in consegna dal boss del quartiere, che dovrà consegnare ad un tale dsoprannominato‘Animale’ per porre rimedio ad un incarico che era rimasto incompiuto. 

 

Il messaggio di redenzione parla di ‘anima’, un’altra grande assente in un mondo che ha scelto il materialismo del tutto subito globalizzato; scuote la ‘coscienza’, altra semi-sconosciuta, che si risveglia durante il percorso, quella luce che illumina la notte buia in cui è immerso Daniele. 

 

L’amore della famiglia, di un ricordo di un’infanzia presto dimenticata, l’affetto di una nonna maestra di vita, l’assunzione di responsabilità che una persona cara porta in se si mostrano per essere legami che travalicano tempo e spazio, più forti di ogni seduzione, di ogni perdizione.

 

A questo confronto è esposto lo spettatore, chiamato se pur con leggerezza a maturare un punto di vista sui temi della vita e della morte. 

 

Un percorso intriso di bellezza e emozioni in una quotidianità sedata da impressioni mediatiche sempre più intrusive e veloci. 

 

Tempo per un montaggio a volte lento e riflessivo che lascia spazio ai panorami interiori, ai paesaggi dell’essere, alla bellezza abbacinante delle terre di questo sud che vogliamo immaginare alla ricerca del riscatto per i propri ragazzi.

 

 

TAG LINE : Se un ragazzino si da al narcotraffico, una mano dal cielo saprà distoglierlo dal compiere l’ultimo passo fatale?

 

LOG LINE : Daniele, al suo primo tiro di crack, viene trasportato in un viaggio lisergico. L’intreccio con la sua quotidianità è onirico, l’esperienza intrisa di incontri e contrasti con uomini e donne che rilasciano su di lui l’indivisibile trama di Bene vs Male, in luoghi di spaccio e di camorra che su tutto stende la sua lurida mano. La durezza dei fatti lo porta a scegliere, come in un percorso iniziatico, se vivere una “vita sporca” o “morire alla perdizione per poter rinascere”. Su tutto aleggia la presenza di una donna con sembianze mutevoli, e la sua crush Martina che con incredibile dolcezza, come in un sogno, lo distoglie dal perseverare.

 

GENERE:  road movie, drama, fabulous, lysergic, paranormal, narcos.

 

Citato: “Ci sarà sempre una luce. Se solo saremo abbastanza coraggiosi per vederla. Se solo saremo abbastanza coraggiosi per essere noi stessi luce.” – Amanda Gorman

 

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