Terzo appuntamento per la rassegna estiva del Teatro di Napoli-Teatro Nazionale ambientata nel suggestivo sito del Teatro Grande del Parco Archeologico di Pompei.
Dopo le rappresentazioni di Resurrexit Cassandra di Jan Fabre e Il Purgatorio, la notte lava la mente di Federico Tiezzi, il teatro di pietra dell’antica Pompei ospita giovedì 8, venerdì 9 e sabato 10 luglio alle 21.00 il debutto in prima assoluta del nuovo spettacolo della regista palermitana Emma Dante, Pupo di zucchero. La festa dei morti, liberamente ispirato a Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile, su testo e regia di Emma Dante, che firma anche i costumi di scena.
Una volta rappresentato a Pompei, lo spettacolo volerà ad Avignone ospite della 75esima edizione del prestigioso festival della città dei Papi.
In scena, per questo intenso racconto di solitudine e di speranza che si svolge nella notte tra l’uno e il due novembre, una numerosa compagnia di attori: Tiebeu Marc-Henry Brissy Ghadout, Sandro Maria Campagna, Martina Caracappa, Federica Greco, Giuseppe Lino, Carmine Maringola, Valter Sarzi Sartori, Maria Sigro, Stephanie Taillandier, Nancy Trabona.
Le dieci sculture in scena sono di Cesare Inzerillo; le luci di Cristian Zucaro. La durata dello spettacolo è di 1 ora e 15 minuti.
“Lo spettacolo” come racconta Emma Dante ” si ispira alla tradizione di alcuni luoghi del Meridione dove c’è l’usanza di organizzare banchetti ricchi di dolci e biscotti in cambio dei regali che, il 2 novembre, i parenti defunti portavano ai bambini dal regno dei morti. Durante il rituale, in quella notte, la cena era un momento di patrofagia simbolica; nel senso che il valore originario dei dolci antropomorfi era quello di raffigurare le anime dei defunti. Cibandosi di essi, era come se ci si cibasse dei propri cari.”
“Liberamente tratto dal cunto de li cunti di Giambattista Basil ” continua la Dante, “il lavoro narra la storia di un vecchio che per sconfiggere la solitudine invita a cena, nella loro antica dimora, i defunti della famiglia. Nella notte fra l’uno e il due novembre, lascia le porte aperte per farli entrare.”
In scena , sono presenti dieci sculture create da Cesare Inzerillo che mostrano il corpo osceno della morte. In “Pupo di zucchero” la morte non è un tabù, non è scandalosa, ciò che il vecchio vede e ci mostra è una parte inscindibile della sua vita. Ciò non può che intenerirci. La stanza arredata dai ricordi diventa una sala da ballo dove i morti, ritrovando le loro abitudini, festeggiano la vita. Ed ancora la Dante:
“ll 2 novembre è il giorno dei morti. Un vecchio ‘nzenziglio e spetacchiato, rimasto solo in una casa vuota, prepara una pietanza tradizionale per onorare la festa. Con acqua, farina e zucchero il vecchio impasta l’esca pe li pesci de lo cielo: il pupo di zucchero, una statuetta antropomorfa dipinta con colori vivaci. In attesa che l’impasto lieviti richiama alla memoria la sua famiglia di morti.
La casa si riempie di ricordi e di vita: mammina, una vecchia dal core tremmolante, il giovane padre disperso in mare, le sorelle Rosa, Primula e Viola “tre ciuri c’addorano ‘e primmavera”, Pedro dalla Spagna che si strugge d’amore per Viola, zio Antonio e zia Rita che s’abboffavano ‘e mazzate, Pasqualino tuttofare”.
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