Un bergamasco che ama Napoli: Giorgio Pasotti, protagonista con Serena Rossi e Giuseppe Zeno della fortunata serie televisiva “Mina Settembre” andata in onda su Rai 1, racconta la sua felice esperienza vissuta sul set nel capoluogo campano
Pasotti, com’è stato girare a Napoli?
“E’una città che già conoscevo molto bene come turista, ma lavorarci è stata tutta un’altra cosa. Napoli è molto cinematografica, non esiste un angolo, un vicolo nascosto che non ispiri di per sé una storia che valga la pena di essere narrata con la cinepresa. E poi è una realtà estremamente chiassosa, con una sorta di “rumore” permanente che funge da sottofondo alla vita frenetica dei suoi abitanti e che talvolta assume quasi le caratteristiche di una melodia, divenendo parte integrante della sua fisionomia. A tal proposito mi complimento con Tiziana Aristarco, regista di Mina Settembre per essere riuscita a cogliere questi suoni che sono elementi peculiari della musicalità di Napoli”
I pregi ed i difetti dei napoletani?
“I loro pregi sono anche i loro difetti e viceversa; i napoletani hanno una personalità molto esuberante che per un bergamasco come me, caratterialmente timido e riservato, si fa fatica a seguire! Ciò nonostante, sono una compagnia piacevole e divertente” .
In “Mina Settembre” lei interpreta il ruolo di un magistrato intransigente; quanto le assomiglia Claudio?
“Molto poco; Claudio svolge una professione che è agli antipodi della mia che rientra nel mondo artistico; lui è molto lontano da me anche caratterialmente, perché, consapevole degli errori commessi, fa di tutto per riconquistare Mina, la moglie tradita, pure ricevendo di continuo porte in faccia”
Ci racconti un episodio simpatico del set
“ In primis, devo dire che lavorare con Serena Rossi, è stato molto gratificante e divertente. Quello che mi è rimasto impresso è l’atteggiamento premuroso e protettivo di Serena, da “padrona di casa napoletana verace” nei confronti di tutti gli attori del cast, preoccupandosi ogni giorno di verificare se mangiassero a sufficienza sul set”
Lei come si dipingerebbe?
“Io non ho quella costanza, quella flessibilità caratteriale del personaggio Claudio, sono un uomo con un ottimismo ed una gioia di fondo, ma ho anche un carattere schivo, riservato, che ama stare in casa nel tempo libero, coltivando le proprie passioni”
Quali sono i suoi hobby?
“A parte il lavoro, amo molto leggere ed ascoltare musica di tutti i generi, essendo “figlio d’arte””
Pasotti, di recente è stato investito con un importante carica teatrale
“Sì, sono stato nominato Direttore del Teatro Stabile d’ Abruzzo, in un momento molto difficile, quale quello della Pandemia. Ho subito prodotto venti compagnie teatrali abbruzzesi, al fine di poter far lavorare artisti, operatori, tecnici che altrimenti, considerate le circostanze, non avrebbero avuto di che vivere. Ho fatto filmare le rappresentazioni messe in scena in un teatro vuoto super igienizzato secondo il rispetto delle misure di sicurezza del Covid 19, facendo accordi con le emittenti televisive private più importanti della regione, affinchè le stesse venissero trasmesse in tv in seconda serata. L’operazione è riuscita alla perfezione, ha avuto molto successo e adesso mi sto adoperando a che venga riaperto il Teatro comunale de L’Aquila chiuso da quasi 14 anni, dal tempo del terremoto”
Il suo mentore nel cinema?
“Luchetti; è stato il primo regista che ha creduto in me, ma devo molto anche a Muccino”
Da qualche tempo lei si cimenta anche nella regia?
“Sì credo che il passaggio dall’attore alla regia, sia un fenomeno naturale; attualmente sto cercando di chiudere un mio progetto, il terzo che mi vedrebbe alla macchina da presa. Si tratta di una storia, molto attuale che si sviluppa nel mondo del lavoro”
In tema di audiovisivo c’ è sempre di più una proliferazione di serie tv e di fiction; perché?
“ Il cinema italiano si è un po’ troppo “seduto”, non ha più il coraggio dei tempi addietro di evitare di produrre film che “strizzassero l’occhio” allo spettatore. Dopo il periodo fulgido del “neo realismo” in cui le commedie erano per certi versi anche “ciniche”, lanciando messaggi forti, a parte i grandi talenti come Muccino, Moretti, Virzì, da tempo la maggior parte dei lavori cinematografici sono fini a sé stessi”
La Pandemia ha provocato effetti devastanti nel cinema
“Sicuramente, ma noi dobbiamo cogliere questa situazione drammatica come un’occasione di rinascita, per ripartire con un linguaggio cinematografico che abbia dei contenuti interessanti, abbandonando quelli semplicistici”
Dai un’occhiata alla nostra intervista precedente!
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