Il Ravello Festival, nel centenario della nascita di Astor Piazzolla, tributa al padre del tango moderno un omaggio musicale sul Belvedere di Villa Rufolo, mettendo in scena giovedì 22 luglio alle ore 20 la prima di Astor Piazzolla 100°, produzione realizzata dalla Fondazione Ravello in collaborazione con il Ravenna Festival.
Sul palco il Quinteto Astor Piazzolla (Pablo Mainetti, bandoneón; Serdar Geldymuradov, violino; Armando De La Vega, chitarra; Daniel Falasca, contrabbasso; Barbara Varassi Pega pianoforte) assieme all’Orchestra Filarmonica Salernitana Giuseppe Verdi diretta da Andrés Juncos.
Piazzolla, che per anni visse in Italia, dove tra l’altro ha cantato con Milva e suonato con Tullio De Piscopo, è una figura quanto mai attuale anche perché negli anni ’60 e ’70 la sua grandezza non fu compresa a fondo.
Oggi, l’anno celebrativo del centenario della nascita, ci obbliga ad una riflessione su di un’eredità vastissima e per niente semplice da tramandare.
Il quintetto rimase sempre la formazione preferita da Astor Piazzolla. Nel 1960 formò il suo primo ensemble. I cinque strumenti solisti riuscivano a interpretare agilmente l’elettrica vitalità di Buenos Aires, con una varietà melodica e armonica sconosciuta alle grandi compagini orchestrali. Violino, chitarra, contrabbasso, pianoforte e lo struggente bandoneón, la voce principe del tango, sono gli strumenti scelti dalla Fundación Astor Piazzolla per il Quinteto, che da oltre venti anni si esibisce suonando gli inestimabili arrangiamenti autografi e riportando alla luce gioielli inediti. La formazione, incontrerà l’Orchestra Filarmonica Salernitana, guidata come detto, dall’argentino Andrès Juncos, direttore della Orquesta de Juventudes Musicales e del Coro de Ópera de Granada.
Ad inaugurare la serata, il quintetto, formazione d’elezione di Astor, che esordirà sulle note di Biyuya, che c’ introdurrà in questa sorta di distillato dell’orchestra di Tango tradizionale. L’abbraccio del tango, colmo di bisogni, sogni, desideri e oblii, attraverso un rito che si consuma sempre uguale, lo si ritroverà in Caliente e Milonga Loca, assieme a quel lirismo allentato e dolente, in Thriller. Seguirà Escualo, quella sfida perenne tra mantice e violino, Revirado dove il compositore argentino rivela la sua affezione per la chanson parigina, brillante e passionale, dedicandolo a Edith Piaf, fino a giungere all’aplomb cameristico di Verano e Invierno Porteño dalle Stagioni. A chiudere il primo set La muerte del ángel.
Nel secondo set, il quintetto sarà supportato dall’Orchestra per il Concerto Aconcagua che incarna il culmine creativo di Piazzolla. A seguire, Fuga y Misterio, dagli elegiaci e stranianti paradigmi del nuevo tango, il lento, dolcissimo, a tratti struggente Oblivion, che Piazzolla scrisse nel 1984, per la colonna sonora del film Enrico IV, di Marco Bellocchio; Adiós Nonino, dedicata al padre Vicente “… ha un tono intimo – scrisse lo stesso autore – sembra quasi funebre e, senza dubbio, questo tango, nel genere ruppe tutto. Era un periodo in cui quasi tutti i temi avevano un ritmo molto incalzante, invece, Adiós Nonino terminava al contrario, come la vita, se ne andava uscendo, si spegneva”. Finale con Libertango, un arrangiamento originale per quintetto e archi, scritto per questa occasione da Pablo Mainetti, simbolo ossessivo di quel popolo che si era messo finalmente in moto, in “viaggio”, con la sua musica, il suo simbolo, il mito del tango che allora ri-nasceva.
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