Un periodo d’oro per Lino Banfi, un attore evergreen amatissimo da un pubblico che abbraccia più generazioni che non smette di sorridere di fronte alle sue esilaranti battute ed alla sua mimica unica nel suo genere. di ogni età. Il popolare attore pugliese, volto amatissimo del cinema e della televisione ha ricevuto nell’ultimo periodo prestigiosi riconoscimenti alla sua brillante carriera dal Seguso Award nella 25 esima edizione del Festival del Cinema di Siena al Premio San Gennaro Day, che gli è stato assegnato sul sagrato del Duomo di Napoli, in occasione della tradizionale kermesse ideata e diretta da Giaani Simioli Lino Banfi sta vivendo una terza gioventù?
“Una terza rigenerazione, “Banfi Rigeneration”, direi per darmi delle arie! Ogni tanto mi invento qualcosa di nuovo ed ho scoperto in quasi cento film come protagonista e co-protagonista e centinaia di fiction, che a forza di darmi le botte in testa, devo aver sicuramente rigenerato una corteccia endocrinologica che mi dà la carica ogni tanto, quasi come se mettessi la spina che mi trasmette energia per altri 5, 6 anni ritornando più giovane di prima. Ho chiesto scusa a molti miei personaggi chiedendo loro di darmi una mano per essere un evergreen e devo dire che ogni tanto c’è qualcuno che si prodiga per me, a partire da Oronzo Canà, il mitico allenatore di calcio che mi ha sostenuto durante gli europei e che mi ha dato la possibilità di dire una frase storica che è divenuta quasi un tormentone e che pronuncio da 60 anni quale “Porca Puttena””
La sua comicità è sempre attuale
“E’ vero, al punto che qualcuno di recente a Napoli mi ha paragonato al “principe della risata” per eccellenza, in arte Totò”
Ah proposito di Napoli, è noto il suo forte legame con questa città
“ Sì quando ero ragazzo, ed ero alle prime armi, sognavo di venire a Napoli per fare fortuna nello spettacolo… considerandola quasi Hollywood, provenendo da un paesello sperduto della Puglia. E’ proprio a Napoli, che ho cominciato a fare i miei primi passi da attore, dividendomini tra il Teatro 2000 ed il Salone Margherita; si figuri che ancora oggi sono iscritto al l’Ufficio di Collocamento degli Artisti napoletano!”
Banfi, lei è attore protagonista del lungometraggio “Vecchie Canaglie” opera prima di Chiara Sani
“E’ un film corale che narra la storia di vecchietti che vivono l’incubo di essere sfrattati da un ospizio perché la proprietaria ha deciso di vendere la struttura e che rischiano di finire per la strada senza un tetto e senza denaro. Io sono Walter, una brava persona, che spinto dalla disperazione propria e dei suoi conviventi, chiama il figlio in America del quale non conosce bene la professione pur essendo certo della sua agiatezza economica per farsi dare una mano a divenire “cattivo” al fine di far valere le ragioni sue e dei suoi amici. Abbiamo girato il film in Pandemia e questo impegno è stata la mia salvezza, evitandomi di fare la fine dell’anziano terrorizzato che non vive più e si barrica in casa con l’ossessione del Covid 19. Con molto entusiasmo sono andato e venuto con il treno dall’ Emilia Romagna a Roma per giorni interi ed ho fatto talmente tanti tamponi per stare sul set che mi si sono allargate le narici! Con il garbo abituale e l’atteggiamento di rispetto che ho da sempre verso registi con i quali giro, mi sono permesso di dare qualche suggerimento alla giovane Chiara Sani e devo dire che lei mi ha ascoltato molto”
Signor Banfi quanto è cambiata la comicità italiana negli anni?
“Tantissimo; oggi i giovani hanno molti più strumenti di quelli che avevamo noi per fare carriera nello spettacolo; basti pensare alla tv, alle piattaforme digitali, ai Reality ed ai tanti talent show ai quali tutti possono partecipare. Devo però dire che molti aspiranti comici di oggi peccano di ingenuità e forse anche di presunzione, credendo di poter raggiungere la notorietà interpretando semplicemente un monologo di tre o quattro minuti davanti a 500 persone in teatro o in una trasmissione tv. Un conto è far ridere un pubblico limitato per pochi minuti, una cosa è reggere una comicità per un’ora e mezzo in un film. Il successo è un qualcosa che si consegue con il tempo e con tanti sacrifici, altrimenti è semplicemente una bolla di sapone che si volatilizza nell’aria”
Nella sua brillante carriera ha lavorato con attrici di grande fascino
“Sì ho avuto partner bellissime da Edwige Fenech a Barbara Bouchet ma non mi sono mai lusingato, anzi ho sempre nutrito grande rispetto per loro. Quando giravamo scene un po’ spinte, quasi di sesso, sono rimasto puntualmente al mio posto al punto di guadagnarmi l’affetto e la stima di tutte le mie colleghe”
Banfi lei ha da sempre nel cuore una sola donna
“E’ vero, Lucia! Il prossimo 1 marzo io e mia moglie compiamo 60 anni di matrimonio. Ci siamo conosciuti quando lei aveva 13 anni ed io quindici, ero appena uscito dal seminario dove i miei genitori mi avevano rinchiuso per avviarmi ad una carriera ecclesiastica. Lucia apparteneva ad una famiglia benestante, il papà aveva un negozio di parrucchiere da donna molto bene avviato ed era contrario alla nostra unione perché io ero poverissimo. Quando facemmo la “fuitina” Lucia perse tutti gli averi familiari perché il padre la diseredò, mi seguì a Roma dato che io volevo sfondare nello spettacolo; per lungo tempo ha sofferto la fame con me, sostenendomi in ogni mia scelta ed io l’ho sempre rispettata perché lo meritava. Ancora oggi, quando manco anche per un solo giorno da casa, mi telefona e con voce preoccupata ma affettuosa mi chiede: “Quando torni amore?”
Lei nutre un affetto particolare anche per un’altra donna
“Sì, per mia figlia Rosanna; a parte che è la mia prima figlia, ricordo sempre con grande tenerezza e forte trepidazione quando l’ho aiutata a farla nascere. Rosanna era di 4,900 kg ed è stata presa da una vecchia levatrice di Trieste che era in vacanza a Canosa che mi chiese di aiutarla a mettere i punti a mia moglie a cui tenevo la mano per tenerla su”
Banfi qual è il personaggio dello spettacolo a cui è più legato?
“Ce ne sono due che purtroppo sono da tempo passati a miglior vita: Dino Risi e Nino Manfredi che una volta, mentre eravamo insieme, mi abbracciò ed in pubblico, rivolgendosi a suo fratello, noto oncologo, esclamò ”Ce semo fatti un altro fratello!”
Oggi però c’è un personaggio che le è anche molto vicino
“ Sì, è Checco Zalone, lui è un po’ una mia creatura, una volta disse una frase che mi ha profondamente colpito esclamando: “Lino Banfi ha aperto la strada alla pugliesità” Noi comici della Puglia non vantiamo nessuna tradizione in tal senso, a differenza dei napoletani che hanno al loro attivo Scarpetta, De Filippo o della Toscana che vanta nomi come Benigni, Pieraccioni, Panariello e la Sicilia, Pirandello”
Come vive nel presente Lino Banfi?
“Faccio le mie coming out un po’ per gioco, un po’ per dire verità; convivo con i miei personaggi, da Oronzo Canà, Nonno Libero ed il Commissario Lo Gatto, sovente chiedo aiuto a loro, rimanendo sempre io il vero genio che si dà una botta in testa. Durante la pandemia ad esempio, per sopravvivere ho chiesto aiuto a Nonno Libero”
Banfi, la sua idea sul vaccino anti Covid?
“Io non sono accultureto e non ho una laurea, ma da Nonno Libero ad Orazio Canò vi dico: vaccinatevi tutti…. non fatevi influenzare!”
Cosa le piacerebbe ancora sperimentare?
“Io sono un fan sfegatato di Alberto Sordi; vorrei reinterpretare il protagonista del film “Un borghese piccolo, piccolo”, ovvero la figura di un uomo profondamente buono che alla fine, causa le forti avversità che la vita gli ha riservato , diviene estremamente cattivo”
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