Importante appuntamento di stampo internazionale in programma martedì 20 giugno, alle ore 18:00, a Napoli, al teatro dell’Istituto Francese Le Grenoble in via Crispi. La seance è un omaggio al grande artista francese, lo straordinario mimo Marcel Marceau, in occasione del centenario della sua nascita. L’incontro prevede i saluti della console francese a Napoli Lise Moutoumalaya, che ha fortemente voluto questo speciale evento, una lectio magistralis intitolata Marceau e i maestri di mimo francesi del ‘900, a cura del maggiore esperto in Europa: il prof. Marco De Marinis dell’Università di Bologna e presidente dell’Accademia di Mimodramma/ICRA Project. L’intervento spazierà dalla nascita a Parigi del Vieux-Colombier di Jacques Copeau, al Teatro dell’Atelier di Charles Dullin, luoghi dove vennero condotti i primi coraggiosi esperimenti di Mimo Corporeo del grande MaestroEtienne Decroux e dei suoi geniali allieviJean-Louis Barrault e Marcel Marceau. All’intervento farà seguito la classe aperta, condotta da Michele Monetta, intitolata Attitude! con il coinvolgimento di alcuni allievi del biennio dell’Accademia di Mimodramma guidati in tecniche di scomposizione corporea, figure, dinamo-ritmi, statuaria mobile e contrappesi tratti dalla grammatica decrouxiana e dalla statuaria di Auguste Rodin, nonché letture a cura di Sara Missaglia e Dolores Gianoli – in italiano e francese – di brani: da Decroux, Artaud, Barrault, Marceau. Per Marceau (concetto ripreso dal suo maestro Decroux) il mimo è legato al suolo come il titano Prometeo, mentre il danzatore aspira al volo come Icaro. Un raro filmato con protagonista Marcel Marceau concluderà l’incontro scorrendo sulle note di una canzone francese scritta dal poeta Raymond Queneau e interpretata da Lina Salvatore accompagnata alla chitarra dal maestro Lorenzo Marino. La cultura napoletana – fra teatro, pantomima e arte gestuale in generale – è strettamente legata a quella francese nelle tecniche e nel gusto, avventura nata già nel lontano ‘600 con il grande comico napoletano Tiberio Fiorilli, in arte Scaramouche, artista di successo a Parigi e maestro di Molière. L’evento è organizzato da ICRA Project, Centro Internazionale di Ricerca sull’Attore, unica Accademia di Mimodramma in Italia (pedagogie: Decroux, Barrault, Lecoq, Feldenkrais) – diretta da Michele Monetta e Lina Salvatore, riconosciuto dal MiC Ministero della Cultura e dalla Regione Campania. L’appuntamento rientra nell’ambito dell’ambizioso progetto “Attori si nasce, ma si diventa” (dalla geniale definizione del grande Leo de Berardinis). Ingresso libero sino ad esaurimento posti.
MICHELE MONETTA RICORDA L’INCONTRO CON MARCEL MARCEAU
RENDERE VISIBILE L’INVISIBILE
Nell’estate del 1991 ebbi l’opportunità di realizzare, come direttore artistico assieme a Pasquale De Cristofaro nell’antica Certosa di Padula, il primo festival al mondo dedicato al mio maestro Etienne Decroux. Arrivarono troupe teatrali internazionali da mezza Europa, per me il confronto fu forte e stimolante perché qui presentai il mio spettacolo Belacqua che avevo provato con mia moglie Lina Salvatore per mesi e debuttato tempo prima al Teatro dell’Istituto Francese Le Grenoble a Napoli su invito all’epoca dell’illuminato direttore Jean Digne.
Oltre agli spettacoli, il festival promuoveva anche momenti di didattica con stage e conferenze e questo per un’intera settimana intensissima; qui conobbi due straordinari docenti di storia del teatro e dello spettacolo, i professori Marco De Marinis del DAMS di Bologna e Paolo Puppa dell’Università di Venezia, e con i quali nacque una profonda amicizia fitta di poderosi progetti comuni nazionali e internazionali. Invitammo il grande Marcel Marceau, che era stato allievo di Decroux negli anni ’40. Marceau (il cui vero nome era Marcel Mangel, variato in Marceau perché braccato dalla Gestapo durante la seconda guerra mondiale) accettò e tenne il 14 luglio (data incandescente relativa alla Rivoluzione Francese) un suo spettacolo della durata di due ore e tutto da solo. Performance magnifica e faticosissima, totalmente di movimento dove si avvicendarono straordinari e numerosi personaggi, creature che oscillavano nel gusto e nelle dinamiche corporee dalla pantomime blanche ottocentesca di Jean-Gaspare Deburau, ai grandi comici del cinema muto del primo Novecento quali Buster Keaton, Charlie Chaplin, Harry Langdon, Stan Laurel, Oliver Hardy, Harold Lloyd con azioni mimiche sospese fra immagini oniriche ispirate a Chagall, Picasso e ai poeti del Surrealismo; in alcune di queste pantomime apparve anche il suo personaggio chiamato Bip. Ebbi la fortuna e l’onore di essere suo assistente nello stage che condusse poco prima dello spettacolo. Qui ho un ricordo stupendo che mi ha segnato e mi ha fatto riflettere molto negli anni a venire, episodio che racconto spesso ai miei allievi dell’Accademia di Mimodramma/ICRA Project a Napoli e agli altri miei studenti dell’Accademia Silvio d’Amico di Roma. Dopo lo spettacolo Marceau, particolarmente affaticato per il poderoso impegno fisico che richiedeva lo spettacolo (all’epoca aveva quasi 70 anni), accasciato sulla sedia nel suo camerino, madido di sudore e col cerone bianco che si scioglieva sul volto, mi guardò con gli occhi rossi e lucidi. Silenzio. Poi guardando lentamente in alto, come in una fase estatica, e portando le mani nodose e articolate al di sopra della sua testa mi disse: – “Michele, ti è piaciuta quella scena dove ho agito solo con le mani isolandole in aria? (qui ricordo che cominciò ad accennare un passaggio gestuale della scena)…con i due guanti uno nero e l’altro bianco… nello spazio… le mani sospese… sai… ecco…la lotta tra il bene e il male, il contrasto fra il giorno e le tenebre, la gioia e la malinconia…è un brano che non ho ancora completato… devo perfezionarlo… che ne pensi?… ”- Lui, il grande Marceau, chiedeva ad uno sconosciuto come me che praticava teatro e mimo da poco più di 12 anni un parere… Il grande Marceau, all’epoca in scena già da 50 anni, il cui genio aveva fatto il giro dell’intero mondo decine di volte ottenendo successi a non finire, premi, riconoscimenti internazionali prestigiosi, lui, il grande Marceau coltivava ancora il…dubbio! Quella sua domanda, quella sua profonda sincerità e umiltà mi insegnarono tanto, tantissimo. Commosso e trepidante gli dissi che quella scena era stata a mio avviso tra le più belle perché più astratta, e quel silenzio e quei segni erano ricchi di musica cosmica e che il brano mi era apparso perfetto. Dopo un po’ mi salutò stringendomi la mano e sorridendomi col fare elegante di un uomo di altri tempi,avec la politesse française. Uscii dal camerino che qualcosa si era modificato in me perché avevo incontrato un altro grande maestro del Novecento…Sì, credo ancor più che un artista autentico custodisca sempre in sé il dubbio, ciò per continuare la ricerca della Bellezza, che altro non è che un viaggio nell’umanità da affrontare nella maniera più coraggiosa e sacra possibile.
“Rendere visibile l’invisibile e invisibile il visibile è un atto da poeta”, Marcel Marceau, 1987
“L’attore è un atleta del cuore”, Antonin Artaud, 1936
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